I colori dello Zodiaco

di Vincenzo Pacelli

Ne la profonda e chiara sussistenza
de l’alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d’una contenenza;

e l’un da l’altro come iri da iri
parea reflesso, e ‘l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.

Dante Alighieri La Divina Commedia
Paradiso, Canto XXXIII, vv.115-120

Parlare della luce, del colore e di come il nostro occhio percepisce questa piccola fetta dello spettro elettromagnetico non è cosa semplice. Il problema di mettere in ordine i colori, di organizzarli in una struttura e quindi di definirli l’uno rispetto all’altro, risale a circa tre secoli fa e vi hanno riflettuto, da diversi punti di vista, fisici, filosofi e pittori.

Utilizzando le stesse parole per fenomeni diversi e parole diverse per fenomeni identici, si è generata una sorta di caos che ha reso necessaria la nascita della colorimetria, termine che indica i metodi usati per “misurare” il colore di un oggetto.

Non so perchè, ma ogni volta che mi capita di parlare dei colori primari, dei secondari, e delle loro interazioni, il mio interlocutore reagisce con una serie infinita di obiezioni, dubbi e dissensi.

J. W. Goethe ne La teoria dei colori afferma: «Trattare dei colori ha in effetti da sempre qualcosa di pericoloso, tanto che uno dei nostri predecessori addirittura affermava: si tenga dinanzi a un toro un panno rosso, ed esso s’infurierà, ma si parli dei colori, anche soltanto in generale, e il filosofo uscirà letteralmente di senno».

Non nego che quando ho iniziato ad interessarmi all’argomento (circa 15 anni fa) rimasi colpito dalle diverse teorie che trovavo sui vari testi. Sono riuscito a fare chiarezza soltanto con gli anni, approfondendo gli studi, ragionandoci sopra e soprattutto sperimentando.

TEORIA DEI COLORI

La teoria dei colori può essere esposta facendo riferimento alle cosiddette sintesi additiva e sottrattiva della luce. La prima riguarda la natura della luce in quanto flusso luminoso. É chiamata additiva perchè descrive il sommarsi di radiazioni luminose, come avviene nei fasci di luce proiettati da fari colorati. La seconda sintesi riguarda la luce riflessa da un pigmento materico. É chiamata sottrattiva in quanto i pigmenti tendono ciascuno ad assorbire una porzione di luce e quindi la loro sintesi deriva da un sottrarsi di radiazioni luminose.

Riguardo alla sintesi sottrattiva, cercando di semplificare, si può dire che i tre colori necessari per ottenere su una tavolozza tutti gli altri, sono il magenta, il giallo e il ciano (oltre naturalmente al bianco e al nero, per variare la luminosità). Questi tre colori sono definiti primari.

Riguardo alla natura del giallo non credo siano necessarie ulteriori spiegazioni, mentre ritengo indispensabile spendere due parole per definire bene gli altri due, onde evitare fraintendimenti.

Il magenta è molto più simile al fucsia che non a quel rosso acceso che viene solitamente indicato su alcuni testi come primario. Mescolando magenta e giallo in parti uguali si ottiene il rosso-arancio (colore secondario). Variando le proporzioni si può ottenere tutta la gamma dei rossi e tutte le sfumature dell’arancio.

Il ciano è una tinta molto vicina all’azzurro, ma non è quel blu scuro che viene posto come primario da molti testi (come succede per il rosso nel caso del magenta). Mescolando in parti uguali ciano e magenta si ottiene il blu (colore secondario). Variando le proporzioni si possono ottenere tutte le tonalità intermedie: dall’azzurro, all’indaco e al violetto.

Il giallo mescolato con il ciano genera il verde (colore secondario). Sempre in base alle proporzioni si otterranno tutte le tonalità: dal verde citrino fino al verde acqua.

Da quanto detto si constata che i colori primari della sintesi sottrattiva sono il magenta, il giallo e il ciano. I colori secondari, derivanti dalla combinazione dei primi tre, sono il rosso-arancio (magenta + giallo), il verde (giallo + ciano) ed il blu (ciano + magenta).

La sequenza cromatica ottenuta è la seguente: magenta, rosso-arancio, giallo, verde, ciano e blu.

Il magenta (primario) viene definito complementare al verde (secondario), in quanto derivante dalla somma degli altri due primari (giallo e ciano). Allo stesso modo il giallo (primario) ha per complementare il blu (secondario), essendo quest’ultimo frutto della combinazione degli altri due primari (ciano e magenta), mentre il ciano (primario) è complementare al rosso-arancio (secondario) in quanto derivante dalla somma degli altri due primari (magenta e giallo).

Ho ritenuto necessario esporre, seppure in poche righe, tutte queste peculiarità della natura dei colori, in quanto sono nozioni indispensabili per poter comprendere meglio il discorso che segue e che entra nel merito della corrispondenza dei colori sul cerchio zodiacale.

COLORI, SEGNI E PIANETI

La tradizione astrologica associa alcuni colori ai pianeti ed ai segni, ma come succede per la disposizione delle esaltazioni, non si rintraccia in essi un percorso logico preciso. Non tutti i testi riportano queste corrispondenze, ma dai pochi che le indicano si possono individuare dei punti fermi su cui ragionare, analogamente alle poche esaltazioni che Lisa Morpurgo sfruttò per ricostruire tutto lo schema.

In genere l’Ariete viene associato al rosso, il Toro al verde ed il Leone al giallo. Per gli altri segni si trovano le corrispondenze più variopinte che vanno da «quasi tutti i colori, soprattutto il giallo» per i Gemelli, a «tutte le sfumature del blu, rosa e verde chiaro» per la Bilancia, o ancora «acquamarina tenue» per i Pesci, per citarne solo alcune.

Da una breve analisi si nota che il colore di un segno è generalmente in relazione con quello associato tradizionalmente al pianeta che vi si trova in domicilio primario, infatti Marte è rosso (Ariete), Venere è verde (Toro) ed il Sole è giallo (Leone). Ma è interessante notare che il rosso si trova spesso anche in rapporto con Mercurio, associato pure all’arancio. A Giove viene tradizionalmente collegato il colore del cielo, l’azzurro, mentre al melancolico Saturno si fanno corrispondere il blu scuro e il viola.

É partendo da queste semplici considerazioni che ho provato a posizionare il magenta in Ariete, facendo poi ruotare la sequenza dei colori (vista precedentemente) nella stessa direzione dei segni zodiacali. In questo modo i colori primari ed i secondari si sono andati a posizionare ai vertici di due trigoni e di conseguenza i colori fra loro complementari si sono trovati correttamente in segni fra loro opposti.

I tre segni di fuoco ospitano i tre colori primari, con il magenta in Ariete, il giallo in Leone ed il ciano in Sagittario. In ogni segno si trovano colori plausibili, in quanto il domicilio di Marte ospita il magenta, il segno del luminare coincide con il colore di massima luminosità dello spettro visibile (giallo) ed il ciano cade nel segno in cui è domiciliato quello che nell’antichità era considerato il dio del cielo, ossia Giove-Zeus.

I tre segni d’aria vanno a corrispondere ai colori secondari, con il rosso-arancio in Gemelli, il verde in Bilancia ed il blu in Aquario. Commentando brevemente questo trigono si osserva che il domicilio primario di Mercurio ha per colore il rosso-arancio, il segno di Venere si ritrova un colore plausibile (verde) e nel segno del controluminare (Aquario) si è posizionato il colore meno luminoso dello spettro visibile (blu), in esatta opposizione al Leone che coincide con il giallo.

In questo modo sono stati occupati dai colori primari e secondari sei segni, tracciando una stella a sei punte che lascia fuori i segni di acqua e di terra.

Volendo ricostruire sul cerchio zodiacale tutte le tonalità della sequenza cromatica, nei sei segni appartenenti ai due elementi pesanti si andranno a posizionare le tinte intermedie presenti fra i due colori dei segni ad essi adiacenti. Si collocherà quindi il giallo/verde in Vergine, essendo questo segno compreso fra il Leone (giallo) e la Bilanca (verde). Appresso, di seguito, il verde/ciano in Scorpione, il ciano/blu in Capricorno, il blu/magenta in Pesci, il magenta/rosso-arancio in Toro ed il rosso-arancio/giallo in Cancro.

COLORI, SEGNI E STAGIONI

La prima riflessione che si può fare sulla corrispondenza finora ipotizzata è di carattere stagionale. Nel corso dell’anno si alternano periodi caldi e freddi, e la durata della luce del giorno varia da un massimo ad un minimo. Anche per i colori, oltre alla luminosità, si associano qualità di maggiore o minor calore. Sono caldi i toni che vanno dal magenta, al rosso, all’arancio e al giallo. Sono freddi i toni che dal giallo vanno al verde, al ciano, fino al blu.

Il picco di luminosità si ha con il giallo, mentre il colore più vicino all’assenza di luce è il blu. A metà strada fra questi estremi si collocano il magenta ed il verde, con media luminosità.

Immediatamente si nota come i colori caldi si oppongono a quelli freddi e le tinte più luminose hanno per complementari quelle più scure. Ad un’analisi più attenta si scoprono altre analogie con lo schema zodiacale.

La primavera inizia con l’equinozio (21 marzo), momento in cui la durata del giorno e della notte si equivalgono e le temperature iniziano ad aumentare. Siamo in Ariete ed il colore corrispondente è il magenta, segno di media luminosità, partendo dal quale ci si avvia verso i colori definiti caldi.

Questa stagione termina al solstizio d’estate (22 giugno), quando il giorno ha raggiunto la massima durata di luce, ma le temperature non hanno ancora toccato il massimo stagionale, che arriverà più avanti, in agosto. Siamo fra Gemelli e Cancro, i colori corrispondenti sono il rosso-arancio e il rosso-arancio/giallo, colori caldi, ma non quanto il giallo che arriverà con il Leone.

Nella fase centrale dell’estate (dal 23 luglio al 22 agosto circa) anche se le giornate hanno già iniziato da accorciarsi, si ha il momento più luminoso e caldo dell’anno. Siamo in Leone ed il colore corrispondente è il giallo, il massimo della luminosità e del calore, dal quale ci si avvia verso i toni freddi dell’autunno e dell’inverno.

Con l’equinozio d’autunno (23 settembre) si entra nella terza fase stagionale, il giorno e la notte hanno di nuovo la stessa durata, ma ora si va verso il buio dell’inverno. Le temperature sono miti, ma in calo. Siamo in Bilancia ed il colore corrispondente è il verde, colore di media luminosità, come il magenta (opposto Ariete), ma è una tinta fredda, in direzione di tonalità ancora più rigide.

L’autunno si conclude con il solstizio d’inverno (21 dicembre), quando la durata della notte vince sul giorno, ma come accade per la fase calda, anche ora le temperature non hanno raggiunto il minimo stagionale, infatti il periodo più freddo arriva di norma fra gennaio e febbraio. Ci troviamo fra Sagittario e Capricorno, i colori corrispondenti sono il ciano e il ciano/blu, colori freddi, ma meno del blu che arriverà con l’Aquario.

Quando l’inverno è al culmine (fra il 20 gennaio ed il 19 febbraio) le giornate hanno da tempo iniziato ad allungarsi, ma è questa la fase stagionale più fredda dell’anno. Siamo in Aquario ed il colore corrispondente è il blu, la tinta più fredda e scura dello spettro visibile, dalla quale ci si avvia verso il magenta dell’Ariete.

Sembra quindi che la corrispondenza segno-colore mostri una buona sintonia con l’analogia delle fasi stagionali, sia per quanto riguarda la durata di giorno e notte, sia per la relazione con le temperature. I segni degli equinozi si collocano in corrispondenza di due colori di media luminosità, uno tendente al caldo (magenta) per la primavera, l’altro che va verso il freddo (verde) per l’autunno. I due periodi stagionali culminanti sono associati ai due colori estremi: con il massimo di calore e luce (giallo) per agosto ed il massimo di freddo e oscurità (blu) per gennaio-febbraio.

I toni aggressivi (Marte-Ariete) e vivaci (Mercurio-Gemelli) dei rossi e degli aranci si dispongono lungo la primavera e l’estate, fino ad arrivare all’esplosione del giallo (Sole-Leone).

Le tinte delicate (Venere-Bilancia) e serene (Giove-Sagittario) dei verdi e degli azzurri si dispiegano fra l’autunno e l’inverno, culminando con la severità del blu (Saturno-Aquario).

Il punto di passaggio da caldo a freddo, sia per le stagioni che per la tinta cromatica, si va a situare fra Leone (giallo) e Vergine (giallo/verde). Il giallo rappresenta il picco massimo di luce e calore, mentre il giallo/verde, pur mantenendo la luminosità, assume un valore di freddezza portato dalla percentuale di verde presente. Allo stesso modo, sul finire dell’estate, pur rimanendo presente il sole, arrivano le prime giornate che possiamo definire autunnali.

Dalla parte opposta, i gradi in cui dal freddo si passa al caldo sono quelli fra Aquario (blu) e Pesci (blu/magenta), sia per i colori che per le fasi stagionali. Il blu è l’estremo inferiore di luce e calore, mentre nel blu/magenta si fa sentire l’arrivo dei toni caldi, allo stesso modo con cui agli inizi di marzo si annuncia la primavera.

Questi punti di passaggio sono negli stessi gradi in cui viene meno l’alternanza di segno maschile-femminile. Lisa Morpurgo li definisce come i due punti di contatto fra le due metà dello Zodiaco: la metà maschile e quella femminile.

Da: Introduzione all’astrologia (fig. 32), con sovrapposizione della sequenza cromatica

Nella prima si trovano tutti i toni caldi, nell’altra tutti quelli freddi. Un altro elemento che va a favore della bontà dell’ipotesi di corrispondenza segno-colore.

Lo spazio a disposizione non mi consente di illustrare per esteso tutte le conferme a sostegno dell’ipotesi, mi limito soltanto ad accennarne alcune.

CONSIDERAZIONI

Tutte le corrispondenze ribadiscono per ogni segno il colore associato al pianeta che ha il domicilio in esso, secondo la cosiddetta astrologia tradizionale: il giallo per il Sole in Leone, il rosso-arancio per Mercurio in Gemelli, il verde per Venere in Bilancia, il magenta per Marte in Ariete, il ciano per Giove in Sagittario ed il blu per Saturno in Aquario.

La corrispondenza del magenta con il segno dell’Ariete, tradizionalmente associato più spesso al rosso fuoco, può lasciare all’inizio un po’ perplessi, ma risulta più accettabile sapendo che il magenta è uno dei primi coloranti, scoperto poco dopo la Battaglia di Magenta svoltasi nel 1859 presso l’omonima cittadina lombarda. Venuto di moda dopo la battaglia, prese il nome di magenta con allusione al sangue che vi fu sparso. Il segno di Marte ed il pianeta stesso sono quindi associati ad un colore che ricorda uno spargimento di sangue.

I colori illustrati finora sono tonalità pure, vale a dire al massimo della loro saturazione, senza componenti di bianco o nero. In realtà esistono molte tonalità non presenti nella sequenza dell’arcobaleno descritta dalle dodici tinte. Ognuno dei colori presenti sullo spettro visibile può desaturarsi, perdendo purezza ed avvicinandosi così al grigio, oppure può schiarirsi fino ad arrivare al bianco, o ancora, perdere luminosità ed avvicinarsi al nero. Ad esempio schiarendo il rosso si può ottenere il rosa, schiarendo il ciano si ottiene il celeste, scurendo il giallo si arriva a tinte marroni.

Il valore di queste tinte si discosta, spesso anche notevolmente, dalle caratteristiche del colore puro di partenza. Ad esempio non si può più dire che il rosa sia un colore caldo ed aggressivo, pur derivando dal rosso. In linea generale l’aggiunta del bianco apporta valori di leggerezza, mentre l’aggiunta del nero appesantisce. Si vengono quindi ad introdurre, oltre alle caratteristiche di calore e luminosità, qualità di maggiore o minor peso.

Nell’introduzione ho parlato di due sintesi dei colori: sottrattiva e additiva. Ho illustrato per semplicità soltanto la prima, essendo la più intuitiva, ma per completezza di esposizione occorre ricordare come si differenzia dall’altra. Le due sintesi sono, per così dire, complementari. I colori primari della sintesi sottrattiva (magenta, giallo e ciano) sono i colori secondari della sintesi additiva e, viceversa, i colori primari della sintesi additiva (rosso-arancio, verde e blu) costituiscono i colori secondari per la sintesi sottrattiva. In altre parole, i sei colori in gioco e la loro sequenza non cambiano, quello che si differenzia e soltanto il ruolo di colori primari e secondari.

Una notevole differenza, invece, è che la somma dei tre colori primari nella sintesi sottrattiva (magenta, giallo e ciano) dà come risultante il nero (assenza totale di luce), mentre sovrapponendo tre fasci di luce dei tre colori primari additivi (rosso-arancio, verde e blu) si ottiene il bianco (somma di tutte le frequenze dello spettro visibile).

Per rappresentare graficamente come dalle tinte sature si può arrivare al grigio, al bianco e al nero, la teoria dei colori ricorre ad una sfera, sul cui equatore si trovano i colori dello spettro, nell’emisfero superiore tutte le variazioni fino ad arrivare al bianco, nell’emisfero inferiore tutte le tinte che degradano verso il nero e in direzione dell’asse centrale tutte le tinte che convergono verso il grigio. Nel volume di questo solido sono presenti tutti i colori possibili, vale a dire ogni tinta, con ogni grado di luminosità e saturazione.

In realtà i colori dell’arcobaleno non si troverebbero proprio in corrispondenza dell’equatore, quanto piuttosto su una sorta di eclittica, in quanto il giallo è più vicino al “polo” bianco, il blu è più vicino al “polo” nero e tutte le altre tinte sono disposte di conseguenza, lungo una circonferenza che interseca l’equatore in due punti corrispondenti ai due colori di media luminosità, riproducendo in maniera sorprendente la disposizione della fascia zodiacale rispetto all’equatore celeste.

Infatti, vi sono poche gradazioni di giallo per arrivare al bianco, mentre ce ne sono molte di più per scurire il giallo fino ad arrivare al nero. Viceversa, vi sono poche gradazioni di blu per arrivare al nero, mentre ce ne sono molte di più per schiarirlo fino ad arrivare al bianco. Naturalmente i punti di intersezione della fascia zodiacale con l’equatore celeste variano in virtù della precessione degli equinozi e sarebbe improprio andare a ricercare un ulteriore parallelismo astronomico in questa direzione.

Il bianco è somma di luce, il nero è somma di materia. Sullo spettro visibile vi sono tinte più vicine al bianco (attorno al giallo-estate) ed altre più prossime al nero (attorno al blu-inverno). Volendo quindi azzardare delle ipotesi interpretative, i segni primaverili ed estivi potranno esser maggiormente attratti dai toni tendenti al bianco, mentre i nati nei mesi dell’altra metà dell’anno dovrebbero mostrare tendenzialmente maggiore affinità con i toni scuri.

Ad esempio molti Scorpioni e Capricorni adorano vestire di nero, spesso le Bilance preferiscono i toni pastello, ma non necessariamente il verde, analogamente i Leoni indosseranno abiti dai colori chiari, ma non sempre gradiranno in modo particolare il giallo.

Come è ovvio, non si possono esaminare ora tutte le questioni inerenti al problema. Ogni tema natale, con il suo ascendente, i pianeti nei segni e gli aspetti, darà maggiore o minore peso a diversi settori dello zodiaco e quindi, a differenti colori. Ogni persona non avrà una preferenza assoluta, allo stesso modo con cui nessuno è per intero di un dato segno solare. Ognuno avrà piuttosto un certo ventaglio di predilezioni, all’interno del quale, ascenderà di volta in volta un colore o un altro, magari a seconda dei transiti del momento.

Come per il carattere, ci sarà chi avrà preferenze più nette e chi più mutevoli, qualcuno detesterà maggiormente un colore, senza necessariamente prediligerne uno in particolare, altri adoreranno un colore che magari non oseranno mai indossare. Con ogni probabilità le tonalità scelte nella gioventù non sempre corrisponderanno con quelle dell’età matura, mentre i colori spesso imposti dalle tendenze del momento potranno generare costrizioni più o meno gradite a chi ci tiene ad apparire alla moda.

ULTERIORI IPOTESI E RAFFRONTI

La maggior parte dei popoli antichi, nei loro miti e nelle loro allegorie avvicinavano alle divinità determinati colori. Uno fra gli accostamenti più semplici ed immediati è quello dell’azzurro per le divinità legate al cielo. Era di questo colore Amon in Egitto, Zeus per i Greci e Jahvè per gli Ebrei, è azzurro pure il mantello del germanico Odino e anche il Dio Padre della religione cristiana viene spesso rappresentato vestito d’azzurro, mentre spunta dalla volta celeste con la sua fluente barba bianca.

Naturalmente anche altri colori avevano il loro corrispettivo divino, con criteri che potevano variare fra cultura e cultura, ma nei quali è possibile individuare delle analogie simboliche.

Semplificando molto, i toni fra il magenta e il rosso sono spesso collegati a divinità sacrificali o comunque legate ad aspetti violenti dell’esistenza. Abbiamo, a titolo di esempio, in Egitto il malefico Seth e l’altrettanto malvagio Apophis, per i greci era di questo colore il dio Marte, e per ultima la religione cristiana lo associa al Diavolo e all’Inferno, ma anche Gesù viene vestito di questi colori, principalmente porpora e magenta (Ariete – agnello), a simboleggiare il sangue sacrificale.

Il giallo viene associato alle divinità solari ed il bianco a quelle lunari. Nella simbologia cristiana viene rappresentato utilizzando questi ultimi due colori lo Spirito Santo, sotto forma di colomba o raggio di luce.

Ricapitolando, si può notare come Dio Padre sia associato all’azzurro, il Figlio al magenta/rosso e lo Spirito Santo al giallo/bianco. Nelle tre persone della Trinità troviamo un netto riferimento alla triade di colori primari ciano, magenta e giallo e quindi al trigono dei segni di fuoco Sagittario, Leone e Ariete.

Nelle raffigurazioni, lo Spirito Santo viene sempre presentato come colomba, posizionato centrale e in alto rispetto alle altre due figure del Padre e del Figlio. Allo stesso modo il segno del Leone, nell’orientamento del cerchio zodiacale con l’asse di simmetria verticale dei domicili, si trova centrale in alto, fra Ariete e Sagittario.

Nelle due terzine che ho posto all’inizio dell’articolo, Dante Alighieri, giunto al termine del suo viaggio ultraterreno, descrive la visione che ha della Trinità, affermando:

Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d’una contenenza;

Vale a dire che nella luce vede tre cerchi (giri) di tre colori, racchiusi in un unico volume (contenenza). E prosegue:

e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.

Ognuno dei tre cerchi-colori sembra riflesso nell’altro, come fossero arcobaleni (iri) ed il terzo assomiglia a fuoco che spira in uguale misura dagli altri due. Dante fa riferimento allo Spirito Santo, che emana come fosse fuoco dalle altre due persone della Trinità e lo pone al di sopra di esse, allo stesso modo con cui è posto il giallo-Leone nei confronti di ciano e magenta all’interno dello schema zodiacale.

Ovviamente Dante presenta una visione della Trinità che faceva parte della cultura dell’epoca, frutto della mente umana alla ricerca di una forma atta a rappresentare Dio, il Tutto, l’Infinito, l’Universo. Quello che ritengo significativo è il fatto che l’ipotesi di accostamento cromatico proposta in questo articolo permetta di individuare nell’immagine presentata dal poeta una somiglianza con lo schema zodiacale altrimenti non individuabile.

Somiglianza che non è semplicemente grafica, ma anche strutturale, in quanto i tre cerchi sono definiti come colori e disposti con lo Spirito Santo in una determinata posizione e funzione, così come il giallo. Unica pecca, la specularità dello schema, in quanto il Figlio, nelle raffigurazioni, è alla destra del Padre, mentre l’Ariete-magenta è alla sinistra del Sagittario-Ciano, ma forse noi vediamo Dio dall’altra parte del creato e allora tutto si spiegherebbe…

Ma l’accostamento colori-segni-trinità può essere ancor più interessante se si nota che il Sagittario-ciano, risulta associato alla figura di Dio Padre, cosa alquanto singolare, considerando che in questo segno per l’astrologia morpurghiana c’è esaltato un pianeta femminile, X-Proserpina. Si dovrebbe ipotizzare che nella Trinità, la figura del padre possa essere piuttosto una madre, così come lo Zeus dei Greci potrebbe rappresentare la mascolinizzazione di un’originaria divinità matriarcale, come sostiene plausibilmente Robert Graves. Tanto più che nell’azzurro Sagittario abbiamo non solo l’esaltazione A di X-Proserpina, ma anche l’esaltazione B della Luna.

Nella religione cristiana effettivamente c’è una figura che riprende allo stesso tempo le caratteristiche di grande madre e di lunarità: è Maria Vergine.

Il manto della Madonna è azzurro, spesso ricoperto di stelle, con l’evidente allusione alla volta celeste. Essa viene rappresentata in stato interessante, come eterna madre, poggiante su una falce di Luna. Maria partorisce Gesù per opera dello Spirito Santo. Queste tre figure ripropongono la stessa triade di colori primari, questa volta con il ciano-azzurro impersonato da Maria al posto di Dio Padre.

Qui l’argomento si fa complesso e non è da trattare oltre in questa sede.

La corrispondenza segno-colore potrebbe non essere così semplice come è stata presentata finora. A titolo di ipotesi, non è da escludere che un colore sia da associare più strettamente ad un pianeta e non ad un segno. In questo modo, la tripletta planetaria presente in ogni segno indicherebbe le tre tonalità ad esso consone. Naturalmente la tinta del pianeta in domicilio primario costituirebbe la parte dominante, ma avrebbero un ruolo anche i due colori del pianeta in esaltazione e in domicilio secondario. Ad esempio l’Ariete sarebbe magenta (Marte), ma anche giallo (Sole) e in minor parte verde/ciano (Plutone). I nati nella decade di Plutone potrebbero mostrare predilezione per il colore da noi associato allo Scorpione, piuttosto che per quello dell’Ariete. Volendo esagerare, si può anche far notare che le tre tonalità non sarebbero le stesse per l’Ariete B, avendo questo l’esaltazione di Y (giallo/verde) anzichè del Sole. Lo Scorpione, viceversa, sarebbe verde/ciano (Plutone), ma anche rosso-arancio (Mercurio) e magenta (Marte), mentre nello Zodiaco B l’esaltazione del Sole lo differenzierebbe con l’aggiunta del giallo.

Credo sia quindi utile sintetizzare la corrispondenza colore-pianeta-segno, semplificando anche i nomi dei colori intermedi con termini più vicini all’uso comune, ad esempio la tinta compresa fra Ariete e Gemelli, finora denominata magenta/rosso-arancio è più esplicitamente un rosso, mentre il rosso-arancio/giallo corrispondente al Cancro si può definire come arancio.

Il colore dello Scorpione è quello che viene comunemente detto verde-acqua, mentre per i Pesci, la via di mezzo fra blu (Aquario) e magenta (Ariete) non è altro che viola.

COLOREPIANETASEGNO
magentaMarteAriete
rossoXToro
rosso-arancioMercurioGemelli
arancioLunaCancro
gialloSoleLeone
giallo/verdeYVergine
verdeVenereBilancia
verde acquaPlutoneScorpione
ciano (azzurro)GioveSagittario
ciano/bluUranoCapricorno
bluSaturnoAquario
violaNettunoPesci

Saturno, pur avendovi il domicilio base, e non il primario, prende il colore dell’Aquario, per opposizione al Sole-giallo. La stessa cosa succede per Urano, in opposizione al domicilio della Luna in Cancro.

Come si può notare, i pianeti della tradizione (quelli visibili ad occhio nudo) con l’unica esclusione della Luna, corrispondono a colori primari e secondari, mentre i transaturniani si posizionano sulle tinte intermedie. Le caratteristiche della Luna e dei corpi celesti scoperti dall’uomo sembrano esser meno nette rispetto a quelle dei primi sei.

Del resto questa disparità è già evidente nella suddivisione dei quattro elementi. I sei pianeti della tradizione hanno domicilio primario in segni appartenenti a fuoco ed aria, gli elementi più leggeri, mentre i transaturniani (e la Luna) sono nei segni di acqua e terra, gli elementi più pesanti.

Tutto questo stimola ad ulteriori riflessioni. Zodiaco, luce e colori costituiscono un ampio campo d’indagine. Io ho cercato di approfondirne una parte, con la speranza che questa ricerca, seppur essenzialmente teorica, possa essere d’aiuto nell’interpretazione dell’astrologia in chiave morpurghiana.

Bibliografia

R. Arnheim. Arte e percezione visiva. Feltrinelli. Milano, 1962.
H. Biedermann. Enciclopedia dei simboli. Garzanti. Milano, 1995.
A. Frova. Luce colore visione. Rizzoli. Milano, 2000
J. W. Goethe. La teoria dei colori. Il Saggiatore. Milano, 1993.
J. Itten. Arte del colore. Il Saggiatore. Milano, 1997.
L. Morpurgo. Introduzione all’astrologia. Longanesi. Milano, 1990.
J. Tornquist. Colore e luce – Teoria e pratica. Istituto del colore. Milano, 1999.


Ricerca pubblicata sugli Atti del Quarto Congresso in ricordo di Lisa Morpurgo
Bologna, 24 settembre 2006