Nuovi spunti di riflessione sull’attribuzione Eris-X

di Vincenzo Pacelli

Il pianeta X, ipotizzato schematicamente da Lisa Morpurgo alla fine degli anni ’60 e da lei associato al Grande Principio Femminile, può essere identificato con il pianeta nano Eris scoperto nel 2005?

Il dibattito è aperto da anni. Personalmente ho preso a cuore l’argomento fin da subito, in un articolo uscito su L’Eco dei Feaci nel 2007, [1] dove analizzavo il nuovo corpo celeste appena scoperto dal punto di vista astronomico, simbolico, mitologico e schematico astrologico. Successivamente, in questi anni trascorsi, si sono aggiunte altre riflessioni che ritengo utile esporre. Le mie considerazioni di allora sono sintetizzabili in otto punti, che elenco:

Figura 1

  1. LA MASSA: fra i tanti corpi celesti orbitanti oltre Plutone, e ve ne sono molti, di svariate dimensioni e con diverse orbite, il primo (e finora unico) a essere stato identificato come avente massa superiore a Plutone (seppure il suo diametro sia di poco inferiore) è Eris. Questo dato pone una evidente questione di coerenza interna, sia astronomica che astrologica;
  2. LA NUOVA CATEGORIA DEI PIANETI NANI: dal primo punto né è conseguita la definizione di una nuova categoria di corpo celeste del Sistema Solare, quella di pianeta nano, della quale Eris è divenuto di diritto il capofila;
  3. IL DECLASSAMENTO DI PLUTONE: dal primo e dal secondo punto è derivato che l’Unione Astronomica Internazionale, già precedentemente non concorde al suo interno in merito allo status planetario di Plutone (astrologicamente l’opposto dialettico di X) abbia decretato il declassamento di quest’ultimo a pianeta nano, quasi che Eris, con la sua scoperta/comparsa, abbia metaforicamente causato il taglio degli attributi, tanto cari, all’amato e odiato consorte della Dea madre. Di tanto in tanto sorgono voci relative a una sua riabilitazione a pianeta, ma allo stato attuale nonostante i pareri discordanti nella comunità scientifica  Plutone resta un pianeta nano;
  4. IL NOME: il nome che gli scopritori volevano dare al nuovo corpo celeste era inizialmente Persefone (ossia Proserpina), lo stesso proposto da Lisa Morpurgo per il transplutoniano X. La motivazione degli astronomi era che il nome sarebbe stato, parole loro: “Tra tutti i nomi, quello più aderente. Nella mitologia, Persefone è la moglie (rapita con violenza) di Ade (Plutone, per i Romani), che trascorre sei mesi all’anno sottoterra. Il nuovo pianeta è in un’orbita che potrebbe essere descritta proprio in questi termini; metà del tempo lo passa vicino a Plutone, metà lontano da esso” [2]. Purtroppo il nome Persefone era stato già utilizzato nel 1895 per chiamare un asteroide, così al termine delle discussioni è stato scelto Eris;
  5. IL PANTHEON GRECO-ROMANO: Eris è una divinità del pantheon greco-romano. E’ la sorella di Ares/Marte. Questo elemento va sottolineato fortemente in quanto per la comunità astronomica soltanto i pianeti propriamente detti possono avere un nome scelto fra quelli del pantheon greco-romano e lo scopritore di Eris ha preteso e ottenuto, nonostante il declassamento a pianeta nano, che Eris avesse un nome di questo rango, così come lo ha mantenuto il suo consorte, seppure declassato. Allo stato attuale non vi sono altri corpi celesti scoperti ai quali sia stato dato un nome del pantheon greco-romano. Soltanto Eris ha avuto questo privilegio, in virtù delle modalità della sua scoperta e della sua natura;
  6. LE “PARENTELE”: Eris è la sorella di Ares/Marte, pianeta astrologicamente parallelo di Plutone (l’opposto di X) e opposto di Venere (il parallelo di X). Il Caso ha voluto che fra le tante divinità femminili a disposizione nella mitologia greco-romana (che già di per sé è un privilegio riservato ai pianeti veri e propri), gli astronomi abbiano scelto una divinità che astrologicamente è in rapporto dialettico proprio con Marte, e quindi con Plutone e Venere, rispettivamente opposto e parallelo del pianeta X ipotizzato da Lisa Morpurgo;
  7. L’ALBEDO ECCEZIONALE: Eris ha un’elevatissima albedo. L’albedo, vale a dire la “bianchezza”, cioè la quantità di radiazione solare riflessa dalla superficie del pianeta, che può avere un valore che va da un minimo di 0 ad un massimo di 1. Eris ha un’albedo pari a 0,96, quasi il massimo, superiore di gran lunga a quella degli altri pianeti, è bianchissimo, non a caso X è opposto al pianeta dell’oscurità, Plutone (albedo 0,4) e uno dei nomi della Grande Madre era Dea Bianca. Eris è di fatto il pianeta con l’albedo più alta (0,96), fra gli altri soltanto due superano lo 0,5, senza avvicinarsi troppo però, e sono Venere (0,76) e Giove (0,52) ossia i due pianeti più affini per natura proprio a X.
  8. LA MASSA “RELATIVA”: in merito alla massa di Eris, ritenuta troppo insignificante per rappresentare la Grande Madre, nell’articolo suddetto esponevo un’ipotesi relativa alle masse planetarie in chiave schematica astrologica, dove la massa di Eris risultava essere perfettamente in linea con lo schema generale, essendo maggiore di quella di Plutone all’interno della loro categoria di appartenenza (pianeti nani) e quindi necessariamente minore rispetto alle masse dei pianeti delle altre due categorie: terrestri e giganti gassosi (fig. 1). Per intenderci, sarebbe fuori luogo, irregolare e disarmonico, all’interno dello schema complessivo, avere un pianeta X con massa paragonabile o superiore a quella di Giove. Sappiamo che Lisa Morpurgo ipotizzava per X un pianeta dalle notevoli dimensioni, per rappresentare adeguatamente l’utero del sistema solare, mi domando, non potrebbero essere metaforicamente sostituite dall’orbita di Eris, enorme e inclinata di quasi 45°, che sembra avvolgere e contenere, ad eccezione del Tempo-Y, tutti gli altri pianeti del sistema solare? (fig. 2)

Figura 2

A questi otto punti se ne aggiungono tre, che ritengo non siano da meno, maturati nel corso di questi ultimi anni, fermo restando che non rappresentano la prova certa della corrispondenza di Eris con X ma ritengo costituiscano degli indizi a favore che meritano di essere condivisi.

La Legge di Titius-Bode.

Quella nota con il nome di Legge di Titius-Bode è una formula empirica che permette di prevedere le distanze dei pianeti dal Sole attraverso un semplice calcolo. In base a questa legge si ottengono, con una certa approssimazione, le orbite di Mercurio, Venere, Terra e Marte, poi, invece di Giove si ha un valore che corrisponde ad un’orbita posta in corrispondenza della fascia degli asteroidi, come se lo schema prevedesse l’esistenza di un altro pianeta, forse esistito un tempo o forse mai formatosi a causa della presenza gravitazionale ingombrante di Giove. Proseguendo, dopo gli asteroidi si ottengono di nuovo correttamente le orbite di Giove, Saturno e Urano, mentre per Nettuno il valore che si ottiene non corrisponde alla realtà, ma è molto vicino all’orbita di Plutone. Giunti a questo punto mi fermerei un attimo per evidenziare un dettaglio che per gli astronomi è completamente privo di senso, ma che non lo è per chi studia il codice zodiacale.

Pianeta Titius-Bode Realtà
Mercurio 0,4 0,39
Venere 0,7 0,72
Terra 1 1,00
Marte 1,6 1,52
Asteroidi 2,8 2,77
Giove 5,2 5,20
Saturno 10,0 9,55
Urano 19,6 19,22
Nettuno
Plutone 38,8 39,54

Come sappiamo, nello schema dei domicili zodiacali non è contemplata la fascia degli asteroidi, posta fra Marte e Giove, nel senso che non ha nessuna collocazione fra i segni, quindi quel valore che fornisce la Legge di Titius-Bode, agli occhi di uno studioso dello Zodiaco, appare come un’anomalia, come un errore, un valore extra non richiesto. Oltre a questo abbiamo poi la mancata presenza del valore corrispondente all’orbita di Nettuno, che va a sovrapporsi con quella di Plutone, mentre per i nostri domicili Nettuno e Plutone hanno dei ruoli ben distinti e precisi, non certo sovrapposti. Inoltre proprio nell’ambito delle due orbite di Nettuno e Plutone è presente un’altra fascia di asteroidi: la fascia di Kuiper Belt. Osservando attentamente, queste due anomalie si trovano in due tratti della sequenza planetaria che astronomicamente sono privi di correlazione, mentre per l’astrologia sono i punti di passaggio fra pianeti in stretta relazione, in quanto coppie di paralleli: Marte-Plutone e Giove-Nettuno. Ecco quindi che quella che per un astronomo è una pura casualità, per chi studia l’astrologia morpurghiana assume un aspetto completamente diverso, significativo e, per quanto ne so, mai evidenziato finora.

Quelle due anomalie della sequenza di Titius-Bode in relazione alla realtà del Sistema Solare sono, per così dire, dialettiche all’interno dello schema dello Zodiaco. Nel primo caso c’è un’espansione, una maggiore distanza (apparentemente non richiesta) fra due orbite, quelle di Marte e Giove, occupata nel sistema solare da una fascia di asteroidi, un non-pianeta; nel secondo caso c’è una riduzione di spazio, una sovrapposizione di orbite, quelle di Nettuno e Plutone, come a contrapporsi e a recuperare l’anomala dilatazione avvenuta precedentemente (fra i lori rispettivi paralleli), con un’altra fascia di asteroidi che si estende fra le due orbite (fig. 3).

Casella di testo:

Figura 3

Da notare che i segni occupati dalle due coppie coinvolte sono in due punti significativi della sequenza (Pesci-Ariete e Scorpione-Sagittario) cioè le due coppie di segni che ospitano le esaltazioni dei luminari A e B (fig. 4), in particolare, nel nostro Zodiaco, fra Pesci e Ariete il cerchio zodiacale si interrompe metaforicamente, consentendo la fine simbolica di un anno e l’inizio del successivo, proprio lì dove astronomicamente abbiamo quel pianeta-non pianeta i cui residui embrionali, o forse le sue spoglie, a seconda di quale ipotesi si ritenga più plausibile, sono rappresentati dagli asteroidi, come a definire una barriera simbolica fra il passato e il futuro, fra la dissoluzione nell’Infinito (Pesci) e la comparsa nella Realtà (Ariete).

Figura 4

Gli stessi due punti sono quelli in cui si passa dai segni di domicilio dei pianeti terrestri (Mercurio, Venere, Marte) o nani (Y, X, Plutone) a quelli di domicilio dei pianeti gassosi (Giove, Saturno, Urano, Nettuno) e se cerchiamo il terzo vertice del trigono di cui sono gli estremi arriviamo ai gradi fra Cancro e Leone, vale a dire il punto di contatto fra le due “decadi vuote” della coppia di segni dominati da Sole e Luna: un’analogia significativa con i “vuoti planetari” della sequenza di Titius-Bode. (fig. 5)

Figura 5

Ecco quindi come una legge empirica dell’astronomia, comunemente utilizzata soltanto per descrivere, con approssimazione, delle distanze planetarie, alla luce dello Zodiaco ci fornisce degli interessanti spunti di riflessione e quelle che appaiono astronomicamente come delle banali anomalie, un difetto della formula, rispondono correttamente alla lettura astrologica. Detto questo, passiamo a vedere il valore che la Legge di Titius-Bode prevede per l’orbita successiva a quella di Plutone.

Eris ha un’orbita molto ellittica (0,44) e molto inclinata (44°), la sua distanza minima dal Sole è di 37,7 unità astronomiche, la distanza massima è di 97,5 unità astronomiche, la distanza prevista dalla Legge di Titius-Bode per l’orbita del pianeta X è di 77,2 U.A., valore che si colloca fra la distanza minima e la massima di Eris, seppure non esattamente al centro, ma a differenza degli altri pianeti, nel caso di Eris è difficile definire la metà esatta fra afelio e perielio, considerando l’ellitticità e l’inclinazione estrema dell’orbita. Di fatto nessun corpo celeste di massa rilevante scoperto finora oltre Plutone ha un’orbita compatibile con questo valore, ad eccezione di 2007 OR10 – Gonggong, che comunque non è paragonabile per massa a Eris e non ha dignità planetaria. Per dare un’idea, Sedna si trova fra 76 e 897 U.A., con una distanza media di 486 U.A. Basta osservare uno schema in cui sono evidenziate distanze e masse dei corpi celesti finora scoperti oltre l’orbita di
Nettuno per notare come Eris si distingua nettamente rispetto a tutti gli altri oggetti orbitanti dalle parti di Plutone e oltre (fig. 6).

Casella di testo:

Figura 6

Ovviamente questo non toglie che forse il vero X debba essere ancora individuato, ma il valore compatibile con la Legge di Titius-Bode ora evidenziato, aggiunto agli otto punti esposti precedentemente, dà buone speranze a Eris.

Il simbolo

La seconda riflessione è in merito al simbolo di Eris. Allo stato attuale non esiste, che io sappia, un simbolo ufficialmente riconosciuto. Nei programmi di astrologia se ne trovano essenzialmente due: uno è molto banalmente un cerchio con una croce sopra, vale a dire uno dei simboli che anticamente venivano utilizzati per indicare il pianeta Terra (insieme a quello ancora utilizzato in astronomia del cerchio con la X all’interno), l’altro è un cerchio (a volte un’ellisse orizzontale) con sotto una freccia, quasi a ricordare il simbolo di Venere (parallelo di X) ma con la freccia di Marte che punta mestamente (da Ariete, concedetemelo) verso il basso. Oltre a questi due se ne trovano altri, che sembrano però aver meno successo: una linea verticale con due semicerchi contrapposti (simbolo della Discordia), un cerchio con una K all’interno (iniziale di kalliste (alla più bella), la scritta posta sulla mela che Eris lanciò per il Giudizio di Paride), un altro ancora, simile al simbolo di Plutone ma con l’aggiunta di una freccia verso il basso sotto alla croce. (fig. 7)

Figura 7

Mi sento quindi in dovere di approfittarne per ricordare un mio contributo scritto sull’argomento diverso tempo fa e pubblicato per la prima volta su Linguaggio Astrale nel 2000 [3], vale a dire cinque anni prima della scoperta di Eris e della sua ipotetica associazione con il transplutoniano X.

Mi cimentavo nella spiegazione di una logica interna alla forma dei simboli planetari noti, definendo un processo grafico-dinamico attraverso il quale ottenere dal simbolo di un dato pianeta, quello del suo opposto, in una sorta di processo dialettico-simbolico che ha molto il sapore dell’alchimia, ma in un’ottica morpurghiana. Sia ben chiaro, questa logica dei simboli è in parte già nota da tempo, soprattutto per i sette pianeti della cosiddetta tradizione, seppure si trova esposta sempre con termini esoterici, il mio contributo la estendeva ai transaturniani, evidenziando come, stranamente, anche i simboli planetari realizzati in epoca moderna (Urano, Nettuno e Plutone) rispondessero comunque (!) ad una logica simbolica antica. Poi passavo a elaborare i simboli per gli ancora non scoperti X e Y, seguendo pedissequamente le stesse regole esposte per i loro affini (ad esempio nel caso di X le regole valide per la coppia di opposti Venere-Marte, parallela alla coppia X-Plutone).

L’operazione voleva essere una trasposizione in forma grafica di quello che aveva fatto Lisa Morpurgo nel definire le caratteristiche astrologiche di X e Y partendo dai loro paralleli e opposti schematici. Naturalmente, credo sia inutile sottolinearlo, all’epoca ignoravo completamente la natura planetaria di Eris, tantomeno la sua orbita e il nome che avrebbe ricevuto.

Illustro velocemente come ottenevo il simbolo di X partendo dai simboli della coppia Venere-Marte. Il simbolo di Venere, come tutti sappiamo è un cerchio sovrapposto a una croce, mentre il simbolo di Marte è un cerchio con sopra una freccia che punta verso destra. In base alla logica grafica esposta nell’articolo, la dinamica che portava dal simbolo di Venere a quello di Marte era definita come un “capovolgimento-diagonalizzato”, ossia il simbolo di Venere doveva essere capovolto e la croce veniva posta sopra, ma in diagonale, generando così la freccia, costituita sempre dai due elementi verticale+orizzontale ma agganciati al cerchio tramite una linea obliqua, così da ottenere il simbolo di Marte (le motivazioni all’origine di questo procedimento sono spiegate nell’articolo). Il disegno che segue illustra in sintesi il procedimento:

Figura 8

Ora, se si parte dal simbolo di Plutone per ottenere quello di X, applicando esattamente la stessa dinamica di trasformazione, il simbolo che si ottiene è il seguente:

Figura 9

Un cerchio sovrastato da un semicerchio, da cui si diparte in obliquo una freccia. Non vi nego che all’epoca, quando lo disegnai per la prima volta, vedere una freccia svettante nel simbolo che doveva rappresentare la Grande Dea, il Grande Principio femminile, mi lasciò un po’ spiazzato, quasi deluso. Mi appariva anomalo che il parallelo di Venere avesse un attributo grafico così tipicamente marziano, poi, ragionandoci ho pensato che anche Plutone, in fondo, ha la croce verso il basso come Venere, pur essendo maschile, e che allo stesso modo con cui Venere nel nostro ciclo attuale patriarcale rappresenta la femminilità passiva, sottomessa a Marte, allo stesso modo X potesse rappresentare la femminilità attiva del ciclo alternativo matriarcale, quella che sottomette il suo opposto Plutone. Quindi la freccia tutto sommato poteva starci.

Ma immaginate il mio stupore quando, dopo cinque anni, viene scoperto un nuovo pianeta oltre Plutone e alla fine delle discussioni (il declassamento di Plutone, la nuova definizione di pianeta, etc…) gli viene dato il nome della sorella di Marte. Non solo, la nuova definizione di pianeta nano, del quale era entrato a far parte anche Plutone (e del quale farà parte anche Y) ha un corrispettivo grafico in una peculiarità dei simboli di questi tre pianeti: la presenza di un cerchio e di un semicerchio, diversamente disposti: semicerchio sotto al cerchio nel simbolo di Plutone, semicerchio sopra al cerchio nel simbolo di X, semicerchio agganciato lateralmente al cerchio in quello di Y, che viene ottenuto dal simbolo di Nettuno, per criterio analogo ai rispettivi paralleli Mercurio e Giove (fig.10).

Figura 10

Nel caso in cui Eris sia X, il semicerchio sul cerchio sembra evidenziare la forma della sua orbita, la sua elevata inclinazione (fig. 11) e richiama anche la sua collocazione orbitale oltre il limite della fascia di Kuiper-Belt.

Figura 11

Il simbolo di Y sembra invece ricordare un corpo celeste dall’orbita estremamente ellittica, quasi una cometa. Questo pianeta potrebbe avere un’orbita che si estende dai limiti esterni della Nube di Oort fino al margine della Fascia di Kuiper-Belt, o ancora più internamente e con un’inclinazione ancora maggiore dei già elevati 44° di Eris… ma sto andando fuori tema.

Tornando ai simboli attualmente in voga per Eris, descritti poco fa, mi colpisce una cosa. Quello che ripropone il simbolo del pianeta Terra è interessante in quanto, seppure in modo goffo, accosta simbolicamente questo nuovo pianeta alla Madre Terra, tematica affine alla X morpurghiana, o comunque a Persefone che era il primo nome proposto per Eris. L’altro, quello con il cerchio e la freccia, prende in prestito il simbolo di Venere, ci inserisce la freccia, lasciandola rivolta verso il basso, quasi a non voler accettare che la natura attiva di Eris possa essere rappresentata come merita. Intendo dire che forse i condizionamenti del nostro ciclo patriarcale ancora lontano dal terminare, agiscono anche nelle modalità con cui elaboriamo mentalmente i simboli. E da qui passo al terzo e ultimo spunto di riflessione.

La damnatio memoriae preventiva

La non accettazione, nel nostro ciclo AM, di un Femminile dominante rende faticoso anche il suo manifestarsi, diciamo, in forma grafica, nel simbolo del pianeta che lo dovrebbe rappresentare, in una sorta di iconoclastia censoria preventiva. Ricordo a tal proposito quanto affermava Robert Graves ne “I miti greci” riguardo alle antiche divinità matriarcali, successivamente trasformate, con l’avvento del patriarcato, nelle terrificanti erinni, arpie e gorgoni, se non addirittura mascolinizzate.

Mi capita spesso di far notare come il segno del Toro, segno femminile e domicilio primario di X, sarebbe forse più appropriato chiamarlo Mucca o Vacca, ma ogni volta che lo affermo seguono sempre sorrisi imbarazzati, come se avessi offeso il secondo segno zodiacale, perché il nome della controparte femminile del toro sembra possedere soltanto aspetti dispregiativi e sminuenti. La stessa cosa, ma in modo diverso, vale per il Sagittario, esaltazione di X, che riterrei appropriato identificare con un’amazzone a cavallo, più che con un centauro. In questo caso accade che le donne del segno si sentono quasi onorate della nuova immagine, mentre i maschi ci rimangono un po’ delusi e preferiscono mantenere il vecchio Chirone. Infine il Leone, esaltazione B di X, che nel nostro Zodiaco ospita Y, ma certamente nel ciclo matriarcale era una leonessa, quella che troviamo ai lati del trono della Grande Dea in varie rappresentazioni. Paradossalmente l’unico segno in cui è presente X ad avere una connotazione al femminile, in virtù della presenza primaria di Venere, pur trattandosi di un oggetto, è quello della Bilancia, in cui X ha soltanto il domicilio base.

Ritengo che il nostro mondo tecnologico ed evoluto conservi e rinnovi con modalità attuali e, per così dire, istintive, le stesse censure del patriarcato primitivo e alla luce dei fatti narrati forse anche il nome che è stato infine dato al pianeta Eris può aver subìto la stessa condanna, con tutto quello che ne è conseguito e ne consegue, secondo le logiche che lo Zodiaco porta avanti, sempre, in modo impeccabile.

Eris è la dea della Discordia, colei che gettò scompiglio fra tre dee al banchetto di Peleo e Teti, costringendo Zeus ad incaricare Paride di dare il suo giudizio su quale fosse “la più bella”, giudizio che fu poi la causa di un rapimento di una donna e di una guerra… la più famosa. Una dea minore, Eris, seppure sorella del dio della guerra, ma sempre all’ombra del fratello, con l’unico scopo di aizzare gli animi degli umani a guerreggiare. Da notare come la dea che esce vincente dal Giudizio di Paride sia Venere (dea associata al pianeta parallelo di X), legata alla categoria della bellezza, emblema della femminilità propria del nostro ciclo attuale. Eris quindi, che era stata esclusa dal banchetto (anche questo in singolare analogia con la sua “esclusione” dalla categoria di pianeta vero e proprio) e che ha agito per invidia, diviene la causa della discordia che porta alla vittoria della dea-pianeta femminile “vincente” del ciclo patriarcale.

Forse soltanto quando questo ciclo sarà terminato il decimo pianeta potrà avere il suo vero nome e tutti gli onori che gli sono dovuti? Non rimane che attendere, continuando naturalmente a studiare e ad approfondire. In questo lavoro ho cercato di esporre nel modo più organico ed argomentato possibile, le motivazioni teoriche per le quali negli anni mi sono convinto sempre più che Eris rappresenti il transplutoniano X dello schema ipotizzato da Lisa Morpurgo, con l’unico scopo di essere di corredo teorico a chi ha a cuore lo studio di questo corpo celeste e verificare con la pratica se la sua funzione è in sintonia o meno con le caratteristiche zodiacali di X.

Figura 12

Piatto in maiolica dipinta a grottesche, con tondo centrale raffigurante allegoria della Discordia. Italia centrale, sec. XVI.

Ho voluto inserire in conclusione questa immagine che mi si è presentata poco dopo aver finito di scrivere la relazione, con un sincronismo formidabile. Non appena l’ho vista mi sono ricordato di avere un vecchio volume: la Novissima Iconologia di Cesare Ripa (1625), contenente le descrizioni di tutte le figure allegoriche della tradizione greco-romana. Sono andato quindi a leggere come veniva descritta la figura della Discordia: “Donna vestita, con capelli di varij colori, con la mano destra tenga un mantice, & con la sinistra un vaso di fuoco […] Il mantice, che tiene, con il vaso di fuoco, mostrano, ch’ella deriva dal soffio delle malelingue, & dall’ira fomentata ne’ petti umani […] sarà scapigliata, li capelli saranno di più colori, & vi saranno mescolati di molti serpi”. Ritengo significativi i riferimenti ai capelli, ai colori e alle lingue (Toro), seppure i capelli sono disordinati e mescolati a serpenti e le lingue sono “male” (sempre in virtù della damnatio), poi abbiamo negli accessori dei chiari riferimenti a due elementi pertinenti ai segni corrispondenti al pianeta: il mantice-aria (Bilancia) e il vaso di fuoco (Sagittario), oltre al riferimento ai petti (Leone B) in cui sorge l’ira.

Relazione presentata al 10° Congresso d’autunno di astrologia morpurghiana,
organizzato dall’ass.ne ARiA (Associazione Ricerche Astrologiche morpurghiane).
Milano, 20 ottobre 2019


Eris

[1] Vincenzo Pacelli. Il sistema solare nella logica dello Zodiaco. Su L’Eco dei Feaci. Anno 2007, n. 2.

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Eris_(astronomia), paragrafo: Problemi di denominazione.

[3] Vincenzo Pacelli. Una proposta per i simboli dei transplutoniani X e Y. Linguaggio Astrale. Anno 2000, n. 118. Pubblicato nuovamente su L’Eco dei Feaci, anno 2009, n.1 con il titolo I simboli di X e Y.