Lo Zodiaco come Codice
di Lisa Morpurgo
Siamo lieti di presentare, al posto d’onore della rivista, il primo intervento di Lisa Morpurgo. Proseguendo la sua ricerca sui valori e soprattutto sul linguaggio dello Zodiaco – una ricerca condotta con stretto rigore scientifico e ricchissima di nuove e stimolanti prospettive – la Morpurgo propone qui lo Zodiaco stesso come strumento rigorosamente matematico e logico, indipendente dalla tradizione astrologica che ci è giunta presentandoci, accanto a intuizioni illuminanti e punti fermi mai smentiti, una sedimentazione ormai pesante e fuorviante di «regole» che hanno maggiori agganci con la superstizione che non con la ricerca scientifica.
«Che cos’è, secondo voi, l’astrologia? Perché vi interessa? Quali motivi vi spingono a studiarla?»
Queste sono le domande che io pongo spesso agli aspiranti astrologi, o ai semplici curiosi che tentano di avvicinarsi all’argomento.
La lista delle risposte è sconcertante e anche, in certa misura, scoraggiante: si tratta per lo più di risposte balbettanti e confuse perché – come spesso accade con parole usate meccanicamente da millenni – nessuno si interroga sul significato del termine astrologia, che suscita nella mente di ognuno idee nebulose e magari contraddittorie.
Il motivo conduttore che rimane fondamentalmente costante è, certo, quello di poter ‘prevedere il futuro’ per gli altri e per sé; ma era quasi impossibile, almeno fino ad alcuni anni fa, trovare in qualcuno una vera scintilla di curiosità scientifica o sperimentale, e sentir formulare insomma l’unica domanda valida in questo campo: «Se l’astrologia funziona, perché funziona?».
Nel giro degli ultimi anni, come ho potuto constatare di persona, la situazione è cambiata. L’opera di razionalizzazione dell’analisi astrologica che io iniziai con la Introduzione alla astrologia comincia finalmente a dare frutti superiori alle mie speranze, sia sul piano teorico, sia sul piano pratico. Un piccolo ma agguerritissimo gruppo di allievi che seguono rigorosamente i miei metodi sta compiendo ricerche di grande interesse e ha raggiunto, anche nel campo della pura analisi dei temi natali, risultati sensazionali.
Per queste persone, la risposta alle domande elencate all’inizio dell’articolo è ormai chiara: l’astrologia è una scienza nascente, perché, pur avendo tutte le caratteristiche di una scienza, non è mai stata trattata e sviluppata come tale, ma è rimasta paralizzata da una metodologia empirica, da un inestricabile groviglio di precetti ferrei e non spiegati, o di arabeschi magici.
Lo studio dell’astrologia, condotto con vero spirito di ricerca razionale, ci guida verso scoperte affascinanti, e il suo interesse, a questo punto, supera di gran lunga la semplice ‘previsione’ in quanto si spinge oltre, verso le radici di ciò che rende possibile la previsione stessa.
Per iniziare il cammino in tale direzione occorre risalire allo strumento che, da millenni, ha servito da guida agli astrologi, ossia lo Zodiaco, e spogliarlo da tutti i pregiudizi con cui è stato considerato finora.
Lo Zodiaco non è un sistema di calcolo astronomico escogitato seimila anni fa, perché se così fosse le sue risposte – che rimangono a tutt’oggi di sconcertante esattezza – dovrebbero davvero considerarsi casuali, e le scoperte di Copernico e di Galileo ne avrebbero distrutto da tempo qualsiasi importanza o interesse.
Lo Zodiaco è dunque qualcosa di diverso, qualcosa che deve risultare accettabile per una moderna analisi razionale se si vuole che l’astrologia progredisca e che cadano le ostilità manifestate dalla scienza ufficiale.
Il concetto di ‘codice zodiacale’, che io ho già espresso nella conclusione dell’Introduzione all’astrologia, sarà sviluppato ora su questa rivista in una serie di articoli dove il cammino da percorrere risulterà – mi auguro – più semplice e più agevole, anche per un profano.
Il primo passo da compiersi consiste nel sopprimere temporaneamente i simboli grafici che corredano lo Zodiaco, sostituendoli con dei semplici numeri. Tale espediente è in parte, diciamo così, terapeutico, perché aiuta a sgombrare la mente da certi preconcetti profondamente legati ai simboli stessi. In secondo luogo consente di ricostruire lo schema zodiacale secondo semplicissime leggi di aritmetica e di geometria piana (accessibili anche a un bambino) e mette così in evidenza il suo carattere di struttura logica, la sua genesi razionale che nulla ha a che vedere con tutte le ipotesi storiche basate sul calendario o sull’astronomia sumerica.
Cominciamo dunque col porci di fronte a due sequenze di dodici elementi (o numeri) ciascuna. Per la prima sequenza, che chiameremo sequenza planetaria, useremo le cifre arabe. Per la seconda, che chiameremo sequenza dei segni, useremo le cifre romane. E cercheremo innanzitutto di visualizzarle come se fossero disposte in verticale:
Soffermiamoci ora soltanto sulla sequenza planetaria – quella contrassegnata con cifre arabe – e ripieghiamola a cerchio formando, ovviamente, una circonferenza di 360°, dove tutti gli elementi saranno sistemati a egual distanza l’uno dall’altro. Ancora ovviamente, tale distanza sarà di 30° (360°: 12). Questo piccolo calcolo, addirittura elementare, ci fornisce subito, una spiegazione aritmetica della famosa suddivisione del cerchio zodiacale in dodici segni (segni) di 30° ciascuno, croce e delizia di chi vi andava cercando interpretazioni esoteriche o pseudo-razionalistiche (calendario solare, calendario lunare, eccetera). Inoltre serve a introdurre un concetto che svilupperò in seguito, ossia il concetto del moto (planetario) che ha curvato lo spazio (sequenza dei segni) trovandovi la sua sistemazione orbitale.
La sequenza orbitale piegata a cerchio si presenta così:
e analizzando vediamo che i numeri (o elementi) della serie si sono disposti in sei gruppi di due paralleli ciascuno. Tali gruppi si prestano a un’osservazione che vale la pena di sottolineare subito: l’1 e il 12, e il 6 e il 7, sono paralleli e contigui, mentre gli altri gruppi sono paralleli non contigui. Decidiamo di denominare l’1 e il 12 estremi e il 6 e il 7 (ossia i loro opposti) i contro-estremi. I paralleli non contigui verranno invece chiamati laterali. Queste due definizioni richiamano alla memoria termini analoghi usati dai biologi che si sono chinati sullo studio delle catene di DNA, e secondo i quali il comportamento degli elementi laterali di una catena è diverso dal comportamento degli estremi. Il richiamo non è arbitrario, né suggerito da una semplice assonanza di parole. Vedremo poi che anche nello Zodiaco accade la stessa cosa, ossia il comportamento dei pianeti laterali è sempre diverso dal comportamento degli estremi.
E proseguiamo nell’analisi: la disposizione dei dodici numeri su sei linee parallele vede affiancato l’1 al 12, ossia il primo elemento della serie all’ultimo, e poi via via il secondo al penultimo, il terzo al terzultimo, eccetera. Un numero dispari si affianca sempre a un numero pari, e ciascuna delle due metà verticali del cerchio, se lo immaginiamo diviso da una linea che parta dal punto di demarcazione tra i due estremi e scenda al punto di demarcazione dei due contro-estremi, contiene esattamente tre dispari e tre pari.
Qualche appassionato di numerologia o di cabala potrebbe esclamare qui che la somma di ciascun gruppo di paralleli dà sempre 13. Mi affretto a gettare un secchio d’acqua fredda su entusiasmi esoterici di questo tipo: qualsiasi sequenza che termini con un numero pari, piegata a cerchio (come abbiamo fatto noi per il 12) presenta un allineamento parallelo di cifre, la cui somma supera di un’unità il numero dato. Ossia, se pieghiamo a cerchio una sequenza di 18 numeri, la somma dei paralleli darà sempre 19; se la sequenza è di 36 numeri, la somma dei paralleli sarà sempre 37, eccetera. Non ci troviamo di fronte a qualcosa di magico o di miracoloso, ma a una semplice legge aritmetica.
Il concetto più interessante che possiamo invece trarre da questo allineamento è l’affiancarsi di un numero basso (per esempio il 2) con un numero alto (in tale caso l’11) che mantiene costante il rapporto (somma 13). Traducendo le cifre in simboli planetari, diremo che le forze rappresentate da pianeti paralleli tendono a equilibrarsi, svolgendo funzioni analoghe.
Prima di passare a un’identificazione dei numeri della serie planetaria con i pianeti veri e propri, è necessario spiegare come io abbia stabilito il conteggio della sequenza planetaria stessa. Il numero 1 spetta senz’altro al Sole, come già indicato dalla tradizione; ma se accettiamo l’ipotesi (per me e per i miei allievi ormai certezza) che la sequenza planetaria comprenda dodici elementi, esattamente come la sequenza dei segni, è chiaro che l’aggancio della catena piegata a cerchio avverrà tra il primo e l’ultimo elemento, ossia all’1-Sole-Leone si aggancerà il 12-Cancro-Luna, esattamente come il 12 Pesci si aggancia all’1 Ariete. Lunghi e pazienti studi decifratori compiuti sullo Zodiaco mi hanno poi fornito tutte le prove necessarie per confermare queste ipotesi. Un conteggio Luna-2, come vorrebbe la tradizione, porta a vicoli ciechi sprovvisti di significato, mentre il conteggio Luna-12 apre prospettive affascinanti.
Il numero 2, tuttavia, non passa automaticamente a Mercurio, ma l’intera sequenza viene capovolta seguendo questo criterio: poiché il Sole-1 è l’elemento meno mobile (e qui si tiene conto della sua natura di stella fissa, non del suo percorso apparente nello Zodiaco) mentre la Luna è il più rapido, è chiaro che la sequenza procederà dal Sole-1 al pianeta più lento e dunque più esterno (Y) fino a raggiungere via via gli elementi più rapidi, e si concluderà con Mercurio 11 e Luna 12.
Ecco dunque la corrispondenza planetaria della sequenza di dodici numeri esaminata più sopra:
Ed ecco come si sistemano in una sequenza circolare:
L’analisi delle funzioni analoghe simboleggiate dai pianeti paralleli risulterà più facile se partiremo dai laterali (ossia dai paralleli non contigui) lasciando per il momento in sospeso l’esame, assai più complesso, degli estremi e dei contro estremi. Tale analisi, inoltre, ci consentirà di gettare un primo sguardo sull’affascinante meccanismo della simbologia zodiacale che riesce a stabilire raccordi molti precisi tra fenomeni cosmici e funzioni anatomiche e caratteriali.
Prendiamo dunque la prima linea di paralleli non contigui, costituita da 2 e da 11, che corrispondono a Y e a Mercurio.
Y, come ben sa chi ha letto la mia Introduzione alla astrologia, corrisponde alla formazione dell’atmosfera, ossia alla prima tappa che consentì lo sviluppo della vita sulla Terra. Per estensione coinvolge tutti i fenomeni atmosferici, ed è certamente responsabile dello scatenarsi di tempeste e tifoni. Il nome di Vulcano, escogitato dai pochi astrologi che ipotizzano l’esistenza di tale pianeta, è quanto mai infelice. Y merita piuttosto un accostamento con Eolo, il sereno e volubile dio dei venti.
Ora, qual è l’organo del nostro corpo che ci consente di inspirare e espirare l’aria necessaria all’ossigenazione? I polmoni, e la corrispondenza Y = polmoni risulta, in base agli studi da me condotti, addirittura lampante. La tradizione già attribuiva ai Gemelli un legame con i polmoni, e negli affreschi del Palazzo Schifanoia di Ferrara (estremamente rivelatori per un decifratore dello Zodiaco), nel pannello dedicato ai Gemelli appaiono suonatori di strumenti a fiato.
La presenza di Y in Gemelli sarà meglio evidenziata in seguito, quando parlerò della catena raddoppiata e non semplice, quale la stiamo esaminando adesso. Limitiamoci a segnalare, invece, la funzione analoga svolta da Mercurio-11, che corrisponde ai bronchi. Con la loro ‘accoppiata’, questi due organi, polmoni e bronchi, assicurano la funzione respiratoria del corpo umano. Tale funzione, come sappiamo tutti, è ritmica, e si ricollega a quello scorrere del tempo, a quello scandire di millenni, secoli, anni e minuti che è segnato appunto dalla primordiale formazione dell’atmosfera (Y) e che è destinato ad accelerare fino a raggiungere i ritmi rapidissimi di Mercurio.
Y è il tempo lento, mentre Mercurio è il tempo rapido. La loro prossimità agli estremi vitali, da cui tutto ha inizio (i paralleli-e-contigui Sole e Luna) corrisponde alla priorità della funzione respiratoria. Il neonato, come ci dicono i pediatri, deve imparare a respirare (lui che non ha respirato mai nel ventre materno) nel giro di trenta secondi. L’immissione della vita sulla Terra – ossia la formazione dell’atmosfera – corrisponde all’immissione della vita – respirazione in ogni creatura che venga alla luce. L’ordine di successione indicato dai simboli è chiaramente rispettato.
Poiché non conosciamo ancora l’orbita di Y, le molte sfumature interpretative che potrebbero venirci dall’esperienza, ossia dall’esame delle sue diverse posizioni in diversi temi natali, ci sono per il momento assai difficili da ipotizzare. Probabilmente Y influenza – oltre quanto è già stato detto: i polmoni e i fenomeni atmosferici – la passione per la navigazione a vela (spinta dal vento), o l’avversione per questo tipo di navigazione (nel caso di aspetti negativi); la predilezione per gli strumenti a fiato, o il contrario; la capacità di apprezzare le intemperie (d’altronde caratteristica dei navigatori a vela) e le correnti d’aria, oppure l’orrore delle medesime. Sebbene di scarso valore all’apparenza, queste manifestazioni si ricollegano spesso a una caratterologia ben precisa, implicano un’accettazione o un rifiuto dell’atmosfera in cui la vita ci immerge, sia nel suo significato di fenomeni naturali e stagionali, e quindi di un certo ritmo ciclico, sia nel suo significato di ‘tempo che scorre’, e che può essere affrontato con disinvoltura o temuto con pavidità.
La simbologia di Mercurio, che è ricchissima, verrà descritta in seguito, quando l’esame della catena planetaria raddoppiata ci consentirà più ampie prospettive di esame. Ma ho voluto accennare qui a qualche caratteristica di Y per sconfiggere, se possibile, i dubbi di lettori ancora incerti circa le prove logiche che lo Zodiaco ci dà sull’esistenza di due pianeti transplutoniani.
La seconda coppia di pianeti laterali che segue Mercurio e Y è rappresentata da Venere e da X, ossia i due simboli degli organi sessuali femminili. Come ho già ipotizzato nell’Introduzione all’astrologia, e come confermerò nel Convitato di pietra, di imminente pubblicazione, attribuire alla Luna la corrispondenza con tali organi è uno dei molti errori della tradizione, giustificato in parte dalla non conoscenza dei pianeti transplutonici. Da alcuni decenni l’analisi di Plutone nei temi natali, affiancata all’analisi di Marte, ci ha consentito diagnosi chiarissime sulla sessualità maschile eliminando qualsiasi dubbio sulla corrispondenza Marte-pene e Plutone-testicoli. La struttura dello Zodiaco è tale da costringerci (è il termine esatto) a identificare i simboli degli organi di riproduzione femminili nei due pianeti opposti a Marte e Plutone, ossia Venere e X. Il primo corrisponde alle ovaie e il secondo all’utero e l’analogia delle loro funzioni è così chiara da non richiedere commenti; altrettanto chiara risulta l’analogia della coppia di pianeti immediatamente seguente, quel Plutone e quel Marte che corrispondono agli organi di riproduzione maschili.
Merita riflessione, invece, il fatto che il ripiegamento a cerchio della sequenza planetaria, esaminato nell’articolo precedente (vedi numero 0 di «Zodiaco»), porti automaticamente all’affiancamento di funzioni analoghe, così come, altrettanto automaticamente, la somma delle cifre parallele dà un risultato costante. La traduzione di una legge aritmetica sembra corrispondere a una legge vitale, grazie a un meccanismo che per il momento ancora ci sfugge, ma di cui cominciamo a constatare l’evidenza.
Vediamo ora come queste due coppie planetario-numeriche (Venere e X e Plutone e Marte, rispettivamente 3 e 10, e 4 e 9) si allineano immediatamente sopra e immediatamente sotto una linea di demarcazione ideale tra la metà superiore e la metà inferiore del cerchio zodiacale, ossia la linea di demarcazione tra lo 0° dello Scorpione e lo 0° del Toro, che chiameremo convenzionalmente il diametro, o meglio il punto dilatazione massima del cerchio stesso.
Chiameremo ‘sessuali’ le due coppie di pianeti in questione, mentre spetta la definizione di ‘neutra’ alla prima coppia Mercurio-Y, già esaminata, e alla coppia Giove-Nettuno, che esamineremo ora.
Giove rappresenta la crescita, l’aumento, lo sviluppo. Nettuno rappresenta la metamorfosi. L’analogia tra le due funzioni è più sottile, e magari più elusiva di quella che si può cogliere tra Mercurio-bronchi e Y-polmoni, ma appunto per tale ragione richiede uno di quegli sforzi intellettuali che lo Zodiaco ricompensa con la possibilità di arricchire la tastiera interpretativa.
Come sempre, è il pianeta più lento della coppia che determina il bilanciarsi laterale dell’analogia. La metamorfosi, ossia la spinta a un mutamento della forma, rappresentata da Nettuno, implica lo sviluppo, rappresentato da Giove. L’evoluzione della specie (Nettuno) implica la crescita e l’aumento degli individui che la compongono (Giove) per garantirne la sopravvivenza. Potremmo dire che la proliferazione-Giove sta alla metamorfosi-Nettuno come il tempo-rapido-Mercurio sta al tempo-lento-Y. In entrambi i casi, la funzione del pianeta rapido sembra indicarci il punto finale di un processo che ha nel pianeta lento parallelo il punto iniziale. Così il tempo è destinato all’accelerazione, le specie alla sovrappopolazione. Alla fredda, impassibile luce dello Zodiaco, «le magnifiche sorti e progressive» cantate dalla paranoia umana rientrano nell’ordine delle leggi fisiche, denunciano l’inevitabile consunzione dell’energia. E il termine ‘progressivo’ insomma, spetta di diritto solo all’ascesa dell’entropia. Questo concetto, che è in sostanza il concetto di morte, sta alla base di tutte le censure esercitate dalla scienza nei confronti dell’astrologia, e dagli astrologi nei confronti dello Zodiaco come codice.
Ma è proprio il codice a guidarci lungo il tracciato di quella Vita che, senza la Morte, non avrebbe senso e nemmeno origine. Torniamo infatti al nostro cerchio e vediamo che le due coppie dei pianeti definiti neutri si allineano al di sopra e al di sotto delle due coppie centrali dei pianeti detti sessuali. Proponendoci questa lettura dei suoi simboli, lo Zodiaco tende subito a concentrare la nostra attenzione su un fenomeno che continuerà a riemergere con sempre maggiore insistenza: la suddivisione del cerchio, in due metà. Una traduzione del cerchio in un’immagine su due colonne risulterà forse ancor più chiara. Se prendiamo in considerazione soltanto i gruppi dei pianeti laterali, che stiamo appunto esaminando, vedremo che essi assumono una sistemazione ‘a specchio’, dove la linea superiore dei neutri, immediatamente seguente ai luminari, si riflette nella linea inferiore dei neutri, immediatamente precedente i controluminari.
Il concetto della suddivisione in due parti specolari si presenta dunque subito all’occhio dell’analista dello Zodiaco, sebbene il cerchio preso in considerazione finora sia, per così dire, elementare, una sorta di matrice primordiale di tutte le complessità che saranno poi suggerite dalle letture successive. La sequenza planetaria infatti è ancora unica (non ha subito il raddoppio) e dunque tutti i pianeti lenti si trovano alla sinistra dell’osservatore (fino a Urano) e tutti i pianeti rapidi alla destra (da Saturno a Luna).
Se immaginiamo che anche le funzioni analoghe abbiano una ‘direzione’ orientata dall’inizio alla conclusione, dallo stimolo dell’attività fino al logorio, vedremo come anche tali direzioni procedano tutte nel medesimo senso, ossia da sinistra a destra:
Y-tempo lento <> Mercurio-tempo rapido
Nettuno-metamorfosi <> Giove proliferazione
Anche il gruppo dei pianeti sessuali obbedisce alla regola, poiché è chiaro che l’eiaculazione di Marte-pene consuma il seme di Plutone-testicoli, mentre l’estinguersi dell’ovulazione di Venere-ovaie determina l’isterilimento di X-utero. In questo Zodiaco primordiale, insomma, è del tutto assente quella dinamica dove, secondo la legge di Newton, ogni forza che si metta in movimento ne scatena un’altra uguale e contraria. Potremmo ipotizzare di avere dinnanzi a noi lo schema di forze latenti, già ben delineate nelle loro caratteristiche, ma ancora immobili. La scintilla di energia cosmica che modificherà questo stato di cose sembra scoccare soltanto quando avvenga il raddoppio della serie planetaria. Perché avvenga tale raddoppio è un problema che mi assilla da anni e che non sono ancora riuscita a risolvere in termini chiari, ossia muovendo le pedine del codice nel modo giusto. Il messaggio zodiacale cela senza dubbio nelle sue pieghe l’indicazione esatta, che per il momento mi sfugge. L’ipotesi più probabile è che una scissione avvenuta tra i nostri due luminari e altri due luminari ad essi specolari abbia scatenato nello spazio un fenomeno analogo a quello della riproduzione della cellula grazie, appunto, a una scissione in due metà uguali. Più in là non è possibile spingersi e dobbiamo accettare quanto lo Zodiaco ci espone con estrema evidenza, ossia il raddoppio della serie planetaria. Molti astrologi, con uno sforzo insieme ridicolo e pietoso, interpretano il raddoppio come una necessità impostasi agli antichi di colmare tutti i segni zodiacali (dodici) con il numero insufficiente di pianeti allora conosciuti. La scoperta dei pianeti transaturniani servì ai suddetti astrologi per spodestare Giove, Marte e Saturno da una delle loro due sedi tolemaiche. Cosi pure Plutone sarebbe l’unico signore dello Scorpione, Nettuno l’unico signore dei Pesci, Urano l’unico signore dell’Aquario, Saturno l’unico signore del Capricorno, Giove del Sagittario e Marte dell’Ariete. È per lo meno curioso notare come la tradizione sia calpestata allegramente quando fa comodo, e poi difesa a gran voce, con alte grida di scandalo, quando si tenti di riesaminarla in modo logico. Per quanto mi riguarda personalmente, ho nei confronti della tradizione lo stesso atteggiamento degli etnologi nei confronti del folklore: la considero una riserva preziosissima di nozioni e di informazioni deformate e corrotte dalle quali è possibile risalire pazientemente alla fonte originaria.
Il raddoppio TOTALE della serie planetaria, completato inequivocabilmente dai due transplutoniani ancora sconosciuti, è un fenomeno di tale importanza che, allo stato attuale degli studi astrologici più avanzati, non si può più discuterne. Altrettanto importante è quell’unicità dei luminari dove si cela, come già dicevo, il mistero non ancora svelato dell’origine del sistema planetario e della vita stessa.
Ora, secondo la più moderna definizione dei biologi, la vita è riproduzione, l’essere vivente è colui che è in grado di riprodursi, e se analizziamo fianco a fianco il cerchio con la sequenza planetaria singola, esaminato prima, e il cerchio con la sequenza planetaria raddoppiata, vediamo subito come nei segni paralleli (esclusi Leone e Cancro), ciascun pianeta sia ‘riprodotto’ accanto al suo parallelo, e troviamo dunque un Mercurio accanto a Y, uno Y accanto a Mercurio, una X accanto a Venere, una Venere accanto a una X, e così via. Se osserviamo poi, isolatamente, il gruppo dei luminari e dei contro-luminari, vediamo come il due Sole-Luna sia diventato un quattro (due Urani, due Saturni). Nel Convitato di pietra dimostrerò come, grazie alla traduzione dei simboli planetari in simboli del DNA, proprio nelle sedi dei controluminari, ossia in Capricorno e Aquario, si presenti la possibile ‘riproduzione’ di due luminari, dandoci una chiara traccia di quella riproduzione dell’universo che molti astrofisici stanno già ipotizzando oggi.
Pur rimanendo nell’ambito della pura simbologia zodiacale, l’analisi del cerchio con la serie planetaria raddoppiata ci permette osservazioni molto interessanti. La direzione funzionale, che va dal pianeta lento al pianeta rapido suo parallelo, non è più orientata uniformemente da sinistra a destra, ma diventa uguale-e-contraria nell’ambito di ogni gruppo di segni paralleli (esclusi i soliti Leone e Cancro), poiché la forza, o la corrente se vogliamo chiamarla così, che passava da Y-a-sinistra-in Vergine a Mercurio-a-destra-in Gemelli a Mercurio-a-sinistra-in-Vergine. Ma non basta.
Il raddoppio della sequenza planetaria rende infatti ipotizzabile un doppio conteggio della sequenza stessa e che segua una direzione levogira da un lato, una direzione destrogira dall’altro.
Qui la lettura del codice rivela il suo inestimabile carattere rivelatorio facendo appello alla logica. A prima vista, saremmo infatti tentati di dire che tale conteggio PROCEDE dal Sole alla Luna, dall’1 al 12 e da sinistra a destra su un lato, mentre RETROCEDE dal 12 all’1, dalla Luna al Sole e da destra a sinistra sull’altro. Ma poiché abbiamo già numerato i pianeti dal 2-Y all’1l-Mercurio, risulta chiaro (vedi figura) che il raddoppio sarebbe unilaterale, ossia ogni segno ospiterebbe DUE VOLTE lo stesso pianeta.
In questo schema la bi-direzionalità delle forze parallele non esiste e la corrente – per così dire – che unisce le funzioni analoghe continuerebbe a passare uniformemente da sinistra a destra.
Lo Zodiaco è uno strumento così perfetto da rifiutare automaticamente ogni ragionamento sbagliato, suggerendoci invece il ragionamento giusto, che porta a sua volta a un ulteriore significato del messaggio.
Vediamo infatti come il doppio conteggio che rispetti la bidirezionalità delle forze parallele è possibile se si escludono 1’1 e il 12, ossia il Sole e la Luna. Partiremo infatti sia dall’Y-2 in Vergine per arrivare al Mercurio-11 in Gemelli, sia dall’Y-2 in Gemelli per arrivare all’11-Mercurio in Vergine.
Soltanto se manteniamo per il Sole il valore 1 e per la Luna il valore 12 ci è impossibile passare, nel doppio conteggio, da Mercurio-11 in Vergine al Sole-1 in Leone e da Y-2 in Gemelli alla Luna-12 in Cancro.
A questo punto, quali istruzioni intende darci il messaggio? Mi sembra evidente che se ne possono trarre due deduzioni importantissime.
La prima è che il raddoppio può avvenire soltanto se consideriamo il cerchio zodiacale diviso in due metà che si riproducono specolarmente, ossia la riproduzione di Y, che nella prima puntata di questi articoli abbiamo visto unico occupante della Vergine, può avvenire solo nel parallelo-e-specolare segno dei Gemelli, e così via per tutti i pianeti. Il concetto di suddivisione del cerchio che diventerà poi leit-motiv martellante della lettura del messaggio, riaffiora in tutta la sua evidenza.
La seconda deduzione è che a questo livello delle nostre osservazioni, ossia posti di fronte al raddoppio bilaterale dei dieci pianeti, l’attribuzione del numero 1 al Sole e del numero 12 alla Luna è ancora arbitraria, e altrettanto arbitraria una lettura che proceda dal 2 all’11 in direzione levogira o destrogira. Perché questo Zodiaco neutro, se vogliamo chiamarlo così, diventi il nostro Zodiaco levogiro con il Sole 1 e la Luna 12 deve accadere qualcosa.
Le forze rappresentate in questo cerchio, tuttavia, si bilanciano perfettamente e tendono a ristabilire, per così dire, una staticità di tensione, che a sua volta determinerebbe una identità specolare tra il lato sinistro e il lato destro, Se vogliamo riagganciarci alla simbologia astrologica abituale, dovremmo dire che su tale base non ci sarebbe differenza alcuna tra il giugno-Gemelli e il settembre-Vergine, tra il maggio-Toro e l’ottobre-Bilancia, e così via. Noi sappiamo invece che esiste una prevalenza di una delle due funzioni analoghe in ciascuno dei due segni paralleli e constatiamo de visu le differenze sostanziali tra primavera e autunno.
Proprio in base a queste differenze, è molto facile dedurre l’ovvia prevalenza, ad esempio, di Mercurio-tempo-rapido nei giovanili e primaverili Gemelli, e di Y-tempo-lento nella ponderata e conservatrice Vergine. Ma il vero analista dello Zodiaco non si limita a constatare l’evidenza dei fenomeni, bensì si sforza di risalire alle cause che li hanno determinati. E dunque si chiede: che cosa determina la differenza tra il lato sinistro e il lato destro dello Zodiaco? Perché la primavera si affianca all’autunno? Come mai tra due forze analoghe e perfettamente bilanciate l’una finirà con il prevalere sull’altra?
L’unico punto che sfugga a questo equilibrio dinamico è evidentissimo, e si trova in quel binomio Sole-Luna, Leone-Cancro dove l’unicità dei luminari si presenta come un vuoto parziale passibile di un risucchio vorticoso da cui si scatenerà una forza in più, convogliando tutte le altre forze in una direzione particolare. Tale forza, asse portante e chiave di volta del messaggio zodiacale, è espressa dallo schema delle esaltazioni, che esamineremo nel prossimo numero.
Vorrei riassumere ora le suggestioni implicite nelle immagini del cerchio zodiacale esaminate finora:
il primo, con la serie planetaria semplice, sembrava esprimere una potenzialità di forze latenti e immobili;
il secondo illustra invece un momento di scatenamento dinamico dove tutto appare sospeso nell’incertezza. Con un’immagine ispirata, come sempre dal mistero della vita, io vedrei in questo secondo cerchio l’attimo della fecondazione, in cui ancora non si sa se dall’ovulo fecondato nascerà un maschio o una femmina;
nel terzo cerchio, che esamineremo in seguito, l’individuo – ossia il sistema planetario – ha finalmente una sua configurazione precisa; il tempo, le scadenze e le modalità della sua esistenza cosmica sono fissate una volta per tutte.
L’immagine che meglio aiuti a capire come si sviluppi nello Zodiaco la forza delle esaltazioni è quella del gioco del bigliardo. Proiettandosi nell’Ariete e nei Pesci, a 120° di distanza dal loro domicilio, Sole e Luna scatenano un processo di rimbalzi triplici, che trovano nella metà ‘invernale’ dello Zodiaco, tra Vergine e Aquario, la loro esatta ripetizione specolare, ossia uguale e contraria.
Si direbbe che l’impatto del corpo celeste che piomba (il verbo mi sembra legittimo) al centro del segno della sua esaltazione dopo aver percorso 120° zodiacali, faccia schizzar fuori dal segno stesso una parte (e soltanto una parte) del pianeta che ne occupava originalmente gli ultimi gradi; questa porzione di pianeta compie a sua volta un balzo di sessanta gradi, ricade nel segno che si trova appunto a tale distanza dal precedente, ne fa schizzar via un’ultima porzione di pianeta che completa la carambola ricadendo, ancora a sessanta gradi di distanza, nel segno da cui partì originalmente il primo corpo celeste diretto verso la sua esaltazione.
Ossia, il Sole parte dal Leone e si sistema nell’Ariete costringendo una parte di Plutone a balzare nei Gemelli, e dai Gemelli una parte di Y è costretta a sua volta a balzar via sistemandosi nel Leone.
Nella figura qui sopra viene illustrato l’intero processo, d’altronde già descritto nella mia Introduzione all’astrologia e soprattutto nel Convitato di pietra, dove ho sottolineato l’importanza del vortice levogiro tracciato dallo schema delle esaltazioni attorno al cerchio zodiacale. Non intendo dunque tediare questi lettori, né sprecare spazio prezioso di questa rivista, ripetendo dettagli tecnici che ciascuno avrà già sottomano. Mi preme invece sottolineare, o mettere meglio in luce, quali siano le conseguenze pratiche e teoriche di questa ricostruzione schematica, ricollegandomi innanzi tutto a quel momento di incertezza, a quell’equilibrio di forze vibranti ma ancora perfettamente bilanciate che abbiamo esaminato alla fine dell’ultimo articolo.
Lo Zodiaco che là ci appariva diviso in due metà uguali, incapaci di offrirci una diversificazione tra primavera e autunno, subisce una scissione dinamica e chiarissima grazie al gioco delle esaltazioni.
Sole e Luna, che partono dal polo del massimo calore vitale, si agganciano a Pesci e Ariete, stabilendo il raccordo con la fase iniziale di un aumento della temperatura. Inversamente, Saturno e Urano, che partono dal polo del massimo freddo antivitale, si agganciano a Vergine e Bilancia, stabilendo il raccordo con la fase iniziale di un raffreddamento della temperatura. Insisto nel segnalare che primavera, estate, autunno e inverno sono la conseguenza di questa danza planetaria, mentre sarebbe orami puerile immaginare che l’osservazione umana primitiva abbia applicato a posteriori i domicili planetari nei segni ritenuti più opportuni.
Insisto anche nell’attirare l’attenzione del lettore sul fatto che il linguaggio astrologico diventa così sempre più scientifico, distaccandosi però in modo drastico da quei continui riferimenti all’astronomia che impedirono per secoli, e tuttora impediscono a molti, la comprensione della realtà zodiacale. Attaccare o difendere l’astrologia su basi astronomiche è una pura perdita di tempo da entrambe le parti. Lo Zodiaco ci parla senza dubbio dei processi fisico-chimico-dinamici che determinarono la formazione del sistema planetario e della vita sul terzo pianeta del sistema stesso, nell’ordine della distanza dal Sole. La scienza ha ormai scoperto alcune delle leggi di tali processi vitali, come la memoria genetica iscritta nel DNA e la sua struttura a doppia elica, ma è ben lontana dall’aver identificato tutte le altre, che lo Zodiaco tuttavia già descrive con molta precisione. La dinamica delle esaltazioni illustra probabilmente qualcosa che entusiasmerebbe gli astrofisici, o i fisici nucleari, se mai avessero la bontà di gettarvi un’occhiata. Ma è chiaro a questo punto che parlare di pianeti in senso astronomico è – anche per l’astrologo – assurdo.
Noi possiamo analizzare un tema natale e trarne deduzioni sorprendenti (persino per noi stessi) proprio perché i pianeti non sono soltanto pianeti, ma anche un qualcos’altro di cui ancora ignoriamo la natura pur constatandone gli effetti.
Tentarne una descrizione ipotetica è impossibile, sia per assenza di cognizioni specifiche, sia per deficienza del linguaggio. Sarà forse necessario coniare termini ad hoc quando l’intero sviluppo del processo vitale sarà finalmente chiaro. Per il momento, il decifratore dello Zodiaco si limita a procedere lentamente nella ricerca teorica appoggiandola con conferme pratiche. Così, dopo aver constatato che Vergine e Gemelli, uguali per le posizioni planetarie domiciliari, si diversificano grazie all’esaltazione di Plutone nell’uno e di Urano nell’altra, identificheremo nell’accostamento Plutone-Mercurio la carica di vitalità procreativa tipica dell’adolescenza primaverile, e nell’accostamento Urano-Y, invece, l’introversione autunnale volta a una conservazione tecnica.
Questa ricostruzione zodiacale ha anche un’altra conseguenza pratica: la suddivisione di ogni segno in decani, e la corrispondenza di ogni decano con il pianeta che lì, e soltanto li, ha il suo domicilio primario, il suo domicilio base, o la sua esaltazione, diventa chiarissima e inequivocabile. Invece di giacere alla rinfusa in Sagittario e in Pesci, in Ariete e in Scorpione, Giove e Nettuno e Marte e Plutone vi trovavano una collocazione chiara e, soprattutto, logica.
Tale collocazione è perfettamente parallela in ciascuno dei gruppi di segni che si fronteggiano sui due lati dello Zodiaco. E dunque, se Y occupa gli ultimi dieci gradi dei Gemelli, occuperà anche i primi dieci gradi della Vergine, paralleli ai primi. Automaticamente Mercurio si troverà ai primi gradi dei Gemelli e agli ultimi della Vergine:
Apro qui una breve parentesi scusandomi con i lettori poiché, per colpa di mie incomplete istruzioni, il disegno del raddoppio planetario nel numero scorso di «Zodiaco» risultò parzialmente errato, come avrà già rilevato qualcuno confrontando tale disegno con lo schema or ora esposto.
La bidirezionalità delle forze pianeta lento – pianeta rapido, che nella prima esposizione schematica, e per maggiore chiarezza di comprensione, era stato indicato con linee parallele
nella realtà segue un tracciato incrociato all’interno di ciascun gruppo di segni ed è forse un preannuncio vibratorio dell’avvitamento a doppia elica del DNA:
Ora, l’esatta collocazione di ciascun pianeta nei gradi che gli corrispondono come domicilio primario, domicilio base ed esaltazione (rispettivamente i gradi iniziali, finali, e centrali dei tre segni coinvolti) ha, come dicevo, una grande importanza pratica oltreché teorica. Se in un tema natale, ad esempio, vediamo una Venere lesa in Sagittario, approfondiremo l’esame di tale lesione controllando se i gradi corrispondenti ai due domicili di Venere (Toro e Bilancia) e alla sua esaltazione (gradi centrali del Cancro) sono o no colpiti da afflizioni collaterali. Oltre a intensificare, o ad attenuare, l’importanza dell’aspetto negativo radicale, questo controllo ci consentirà di definire meglio la direzione eventualmente assunta dall’influsso planetario, poiché se risulteranno afflitti i primi dieci gradi della Bilancia, dal punto di vista anatomico sarà più debole la vescica; se risulteranno afflitti gli ultimi gradi del Toro, saranno più deboli la gola e le corde vocali; se risulteranno afflitti gli ultimi gradi del Cancro, sarà più debole lo stomaco.
Alle precisazioni anatomiche si possono aggiungere quelle professionali, temperamentali, eccetera, poiché dalla matrice originaria di un simbolo scaturiscono tutte le altre secondo una logica che dal piano mentale ci riporta inesorabilmente alla struttura della vita e collega gli schemi del sistema planetario alle combinazioni chimiche, ai processi dell’evoluzione della specie giù giù fino a giungere a quell’infinitesimale appendice del tutto chiamata uomo.
Così, un Urano afflitto da Giove in un tema natale collegherà alle mani (Urano) un’oralità frustrata (Giove-bocca) e potremo trovare persone che hanno succhiato il pollice fino all’età adulta, o si rodono le unghie per una insoddisfazione legata alla propria attività che, anche se sedentaria, impiegatizia o intellettuale, continua a riferirsi al primo strumento dell’opera umana, ossia le mani.
Potrei continuare a lungo su questo tema, che esula tuttavia dal carattere teorico programmato per i miei articoli e viene sfiorato solo perché, dal numero 0 di «Zodiaco» ad oggi, alcune voci hanno tentato di limitare alla teoria l’importanza della decifrazione dello Zodiaco, affermando che essa è valida unicamente «sul piano celeste» e non «sul piano terrestre».
Cito testualmente l’obiezione, perché «piano celeste» e «piano terrestre» sono termini che sfuggono alla mia comprensione, mentre lo Zodiaco mi appare come la folgorante descrizione della macchina del Tempo, ossia della Vita, dove forze ancora sconosciute, ma dagli effetti constatabili, inesorabilmente coinvolgono l’intero sistema planetario e con esso l’uomo, l’uno dall’altro inscindibili. Supporre che qualsiasi approfondimento delle conoscenze sullo Zodiaco possa rimanere «celeste» è un non senso. Come se, una volta riconosciuta la validità della macchina a vapore, la si fosse relegata in un museo, continuando a viaggiare sulle diligenze a cavalli.
Accanto a questi estimatori parziali, che cercano di arginare censoriamente la decifrazione zodiacale chiudendola in una specie di teca, ci sono altri estimatori pure parziali, ma mossi da pregiudizi opposti, che apprezzano le applicazioni pratiche della decifrazione stessa negandone però l’origine. E si affrettano a definire «intuizioni» (termine da me rinnegato) certi raccordi – come quello tra la seconda casa e la visione – che furono stabiliti soltanto grazie a una serie di processi logici strettamente legati allo schema geometrico del codice.
In entrambi i casi, gli ostacoli alla comprensione nascono da una mentalità che ancora vede nell’astrologia una dottrina empirica e circonfusa da un opportuno alone esoterico, il cui scopo principale sarebbe la divinazione del futuro. Mentre l’astrologia è una scienza, e si inserirà senz’altro nel campo della pura scienza occidentale, cui legittimamente appartiene, nel lasso di tempo necessario perché la mentalità, cui accennavo prima, ceda finalmente all’evidenza.
L’astrologia esoterico-divinatoria è soltanto la punta visibile di un iceberg, e non si potrà mai approfondirne la conoscenza senza calarsi nell’enorme struttura sottostante. L’influenza degli astri non è un qualcosa di «celeste» che si sovrappone a una realtà «terrestre» autonoma cui spetterebbe solo il compito di reagire all’influenza suddetta secondo modalità più o meno «prevedibili»; ma, al contrario, la prevedibilità è possibile in quanto l’intera struttura planetaria, e probabilmente l’intera struttura cosmica, si articolano su assi portanti da noi chiamate simboli e che indicano la concatenazione inesorabile di una dinamica tesa a svilupparsi fino alle estreme conseguenze concesse dai tempi di scadenza.
Se analizzando un tema natale noi possiamo dedurre l’abilità manuale dalla posizione di Urano, ciò non avviene perché un «Urano celeste» si sovrappone al nostro legittimo possesso di un paio di mani, ma perché fin dalla notte dei tempi Urano rappresentò quel «qualcosa» destinato a produrre le mani nella specie umana e a tutt’oggi, ad ogni istante – a seconda della sua posizione zodiacale – continua ad agire sul «fenomeno mani» e su quanto ad esso è legato.
E se pensiamo che l’abilità manuale diventa abilità tecnica e richiede attenzione, concentrazione sul dettaglio, coordinamento dei gesti e dunque ordine, metodo, disciplina, arriviamo automaticamente alla descrizione di quella Vergine-casa sesta dove Urano è esaltato grazie a una legge geometrica.
Tutta la massa di nozioni che l’astrologia accumulò empiricamente potrebbe essere ricostruita con un’operazione logica basata sull’autentico schema zodiacale, e tale realtà di fatto esclude che si possa ancora procedere a tastoni seguendo la falsariga tolemaica con la speranza di ottenere risultati attendibili.
Certo, il numero degli astrologi convinti che la decifrazione zodiacale sia la strada giusta è ancora estremamente esiguo, ma piano piano si allarga, si allarga sempre di più.
Colgo l’occasione per lanciare, in tal senso, un appello ai lettori di «Zodiaco» mentre scrivo questo mio ultimo articolo. Se qualcuno di voi ha capito ciò che voglio dire, si faccia avanti, mi esponga le sue idee, mi proponga la sua collaborazione. Ricevo dozzine di lettere di sciocchi, con richieste di oroscopi, o con richieste di lezioni tese a perfezionare «l’arte divinatoria», mentre finisco col conoscere solo per caso persone validissime che per discrezione non osavano mettersi in contatto con me.
È l’aiuto di tali persone che mi occorre. Mi è stato offerto, da più parti, l’appoggio di calcolatori elettronici. Ringrazio, anche commossa, ma francamente non so che cosa farmene. Il calcolatore non può dirci nulla di nuovo, perché è nutrito con le nostre conoscenze. Al massimo compirà velocissimamente delle operazioni – per esempio relative ai transiti – che potrebbero sorreggerci nella «arte divinatoria», ma che non ci farebbero progredire nel processo di decifrazione. Dubito assai che esista, al momento attuale, un calcolatore in grado di dirci, di fronte a cinquecento temi di sordomuti, quali sono le vere ‘costanti’ presenti in ogni tema, perché ipotesi circa queste costanti dovrebbero essere inserite preventivamente nel calcolatore stesso e non si può anticipare una risposta mentre i termini esatti della domanda non sono stati ancora formulati.
No. La decifrazione dello Zodiaco ha bisogno di cervelli umani, privi però di umani o filosofici pregiudizi e in grado di superare vittoriosamente le legittime angosce che questa nuova visione della vita e del cosmo può produrre.
Spero di trovarne tra i lettori di questa rivista.
Pubblicato in tre parti sulla rivista “Zodiaco” nel novembre 1978, marzo e luglio 1979.
Sono state conservate le stesse illustrazioni pubblicate sulla rivista.
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