Il mio ricordo di Lisa

di Rosella Poldi

Come tutti quelli che cominciavano ad interessarsi di astrologia, quando ho letto la sua “Introduzione all’astrologia” sono rimasta folgorata e ho capito che finalmente avevo trovato qualcuno che  parlava di astrologia nell’unico modo che mi pareva giusto. Ho iniziato ad andare a lezione a Verona da uno dei primi allievi di Lisa, Renzo Pizzeghella, e lì ho incontrato Marilena Rigon e Sandra Sponga: un anno dopo, poiché Renzo aveva abbandonato l’astrologia, siamo andate alla fonte, a Milano direttamente da Lisa. Era il 1981. Siamo entrate in quello che era allora il gruppo di Bologna, costituito da Daniela Nipoti, Paola Tamanti e Gabriele Silvagni. Nel tempo il gruppo è cresciuto: nell’88 è arrivata Raffaella Vaccari, presentata da Gabriele. Lisa li  battezzò subito “gli Arcangeli” e anche noi ci siamo abituati a chiamarli con  questo nome. Poi è stata la volta di Ugo Greci e di Elisabeth Vananti, nel 91 si è aggiunta Anna Maria Quinzi e nel 95 due allievi di Daniela, Massimo Michelini e Massimo Meloni, mentre Maddalena Magliano è sempre stata una specie di outsider, che partecipava secondo i suoi tempi. Con questo gruppo, cui si è aggiunto per l’occasione Massimo Fornicoli,  Lisa ha costituito l’associazione “La nave dei Feaci” con il compito di continuare a tener viva la conoscenza dell’astrologia.

Quando sono entrata per la prima volta in casa sua, molto felice ma anche molto intimidita, sono rimasta sorpresa nell’ incontrare una signora affabile, molto semplice e diretta nei modi, con uno sguardo molto attento. Non sottoponeva il nuovo arrivato ad indagini particolari: era il genere di discorso astrologico che lei faceva a fare da filtro e a scoraggiare chi aveva solo una curiosità superficiale. Molte persone infatti si presentavano per qualche lezione, poi sparivano.  

Ad esempio, durante una lezione in cui parlava dei rapporti tra la Luna e Venere, ha chiesto a ciascuno di noi quale posizione occupassero nel tema personale, dandone la lettura. Quando ha chiesto a me le ho detto: “Venere in settima e Luna in ottava” e lei “Ci si sposa per amore e poi ci si lascia”. Già fatto” ho ribattuto e lei ha commentato “Allora non è interessante”. Lì per lì sono rimasta molto sorpresa: non si trattava di indifferenza perché lo sguardo con cui  aveva detto queste parole esprimeva tutta la comprensione umana per quello che la vicenda aveva comportato. Lì in quel salotto, però, eravamo degli studiosi e quello che interessava era la conoscenza della varietà di comportamenti che gli aspetti potevano suggerire. Nel mio caso la lettura era la più semplice ed immediata che si poteva fare di quegli aspetti planetari quindi non aggiungeva nulla di nuovo alla sua decifrazione.

Sono rimasta colpita e ho riflettuto molto su questo episodio: ho compreso che in astrologia  esistono due tipi di linguaggio, che non vanno assolutamente confusi tra loro. Uno è quello che usiamo con i consultanti, e ha lo scopo di aiutare la persona a comprendere se stessa in relazione anche a quanto sta accadendo, e uno invece molto tecnico, che adoperiamo come ricercatori. Quest’ultimo è diretto, prescinde dalla reazione emotiva e si prefigge la decifrazione come scopo.  

Il suo commento, inoltre, mi ha suggerito la differenza tra il determinismo astrologico e il libero arbitrio: da un lato una posizione planetaria che incide come un solco nella psiche, determinando una inclinazione inevitabile, dall’altra la varietà di modi in cui un aspetto può manifestarsi fa sì che abbiamo la possibilità di scegliere  come gestire quello che si presenta. Questo in sintesi è lo scopo dell’astrologia, vale a dire andare più a fondo nella comprensione della realtà e di noi stessi  e diventare consapevoli.

Lisa ci ha messo sempre in guardia contro il primo nemico da affrontare, quella prospettiva egoica che fa sì che tutta la nostra attenzione sia inconsapevolmente concentrata su noi stessi, impedendo di fatto una indagine reale. Lei stessa, se si presentava l’occasione, ammetteva con semplicità di essersi sbagliata. Aveva detto per anni che la casa ottava descriveva perfettamente le circostanze della morte, ma, dopo che una cara amica si era suicidata in un momento in cui aveva transiti bellissimi, ammise che non sarebbe stato possibile prevedere una simile decisione. Ipotizzò allora il concetto di “bella morte”, che si presenta quando essa viene percepita come liberazione assoluta, e nello stesso tempo rese più sfumata la lettura della casa ottava. 

Era una persona che osservava senza preconcetti: se dopo Chernobyl veniva citata da una partecipante la profezia dell’Apocalisse della caduta della stella Assenzio (Chernobyl significa “erba amara”), lei ne parlava con tranquillità; in casa sua ho sentito nominare per la prima volta la figura di Gustavo Rol, un sensitivo dalle capacità particolari. Non era persona che negasse la realtà di una cosa solo perché non era possibile spiegarla razionalmente: la sua attenzione era focalizzata su di un  metodo dì indagine che spazzava via con sicurezza i dati superflui per arrivare agli aspetti più sostanziali.    

Un esempio divertente della originalità del suo approccio si trova nel libro “Chi va dall’astrologa” dell’88, dove sia le clienti sia le astrologhe sono descritte utilizzando figure prese dalle fiabe o dai romanzi, come Rossella O’Hara, Cenerentola, la Bella addormentata, la maestrina dalla penna rossa e così via. Dopo la pubblicazione ci chiese di identificare tra le astrologhe chi era lei: non avemmo alcun dubbio, era la Regina di cuori, non in senso “harmony” ma in quello della regina di Alice nel paese delle meraviglie, quella che dice sempre “tagliategli la testa”. L’astrologa del tipo Regina di cuori conduce le consultazioni come cariche di cavalleria, spronando la cliente a ricordarsi di avere la spina dorsale,  ad usare il cervello e a tagliare la testa alle illusioni.  Un invito pressante che è sempre stato in sottofondo dietro ogni suo insegnamento.

Intervento presentato al 9° Congresso d’autunno di astrologia morpurghiana,
organizzato dall’ass.ne ARiA (Associazione Ricerche Astrologiche morpurghiane).
Milano, 21 ottobre 2018